Dall’estasi alla bufera nel giro di una manciata di settimane. In questo inizio di stagione di Formula 1 non ci si è di sicuro annoiati. Prima Sir Lewis Hamilton in Ferrari, poi il caso Horner-Red Bull (ancora in corso). E adesso uno scandalo che colpirebbe ai vertici la Federation Internationale de l’Automobile (FIA). Mohammed Ben Sulayem, presidente dell’organo direttivo del motor sport, sarebbe indagato per presunte interferenze sul risultato di una gara.
Il caso
La corsa incriminata sarebbe il GP del 19 marzo 2023 a Jeddah, in Arabia Saudita. Qui Ben Sulayem sarebbe intervenuto direttamente per annullare una penalità inflitta a Fernando Alonso, che ha poi tagliato il traguardo in terza posizione. Di ufficiale non c’è ancora nulla, come quasi sempre accade in F1. Lo scoop è merito della testata britannica Bbc, che avrebbe ricevuto le informazioni da un membro del Comitato Etico della Fia. E sarebbe stata in grado di visionare il rapporto stilato da un funzionario dello stesso organo interno alla Federazione. I primi risultati concreti sono previsti entro 6 settimane.
Il momento incriminato avviene nel pieno della gara. In fase di partenza Alonso posiziona le ruote della sua vettura parzialmente fuori dalla griglia di partenza. La violazione gli vale una sanzione di 5 secondi, che il pilota – insieme al muretto box – decide di scontare al primo pit stop. Durante il quale, però, alcuni meccanici del box Aston Martin iniziano a lavorare troppo presto sulla monoposto.
Secondo l’articolo 54.4c del regolamento, «Mentre una vettura è ferma nella corsia dei box a seguito di una penalità, non può essere soggetta a lavori fino a quando la vettura non è rimasta immobile per tutta la durata della penalità». Una ulteriore infrazione che vale 10 secondi aggiuntivi di penalità. E che costringerebbe il pilota spagnolo a una posizione fuori dal podio.
L’intervento di Ben Sulayem
Ma questi 10 secondi svaniscono nel nulla senza spiegazione. O meglio, secondo la comunicazione ufficiale fornita dagli steward si riferiva a una discussione tra la Fia e i team. «Le parti non sono giunte a un accordo per stabilire che un martinetto a contatto con la vettura equivalga a lavorare sulla vettura»
Diversa la versione presentata da Paolo Basarri – compliance officer della Fia – nel report del Comitato Etico. Ben Sulayem, infatti, avrebbe «preteso che gli steward revocassero la loro decisione». Per farlo si sarebbe messo in contatto con lo sceicco Abdullah bin Hamad bin Isa Al Khalifa, vicepresidente della FIA per il Medio Oriente e del Nord Africa, che stava presenziando il Gran Premio. E a lui direttamente avrebbe fatto capire con chiarezza che riteneva necessario annullare la penalità inflitta ad Alonso. Detto fatto: terzo posto per lo spagnolo.
Poi, puntualmente, è stata aggiunta all’articolo 54.4c una precisazione. «In questo contesto, toccare la vettura o il pilota con le mani o con gli strumenti o le attrezzature costituisce un intervento sanzionabile». Meglio tardi che mai, no?
Un personaggio scomodo
Non è certo la prima volta che Ben Sulayem si prende i riflettori del mondo della Formula Uno. A dire il vero, dalla sua elezione nel dicembre 2021 è stata quasi costante la sua presenza davanti alle telecamere. Per i motivi più disparati. Come l’indagine lanciata (e subito ritirata) contro Toto Wolff, il team principal della Mercedes, e sua moglie per presunto conflitto di interesse.
Oppure l’azione di disturbo durata quasi sei mesi per impedire l’accordo tra i team e i detentori dei diritti commerciali che avrebbe raddoppiato il numero di sprint race nei weekend. Fino alla ricomparsa dal passato di commenti misogini («Odio quando le donne pensano di essere più intelligenti di noi»). Da cui si era difeso in maniera alquanto discutibile: «Ho forse detto che siamo più intelligenti? No. Ho detto che loro sono meno intelligenti? No. Anche [le donne] odiano quando gli uomini pensano di essere più intelligenti di loro».
Sono state numerose le richieste e le pressioni affinché Ben Sulayem lasciasse anzitempo la sua posizione. Tanto che un anno fa lo stesso presidente della Fia aveva dichiarato che avrebbe rinunciato al suo coinvolgimento diretto nella F1. «Il mio obiettivo – aveva spiegato – è quello di essere un presidente non esecutivo». Parole al vento. Che hanno portato a uno smembramento progressivo dei vertici della Federazione. Negli ultimi mesi hanno abbandonato diverse figure di spicco. Tra loto il direttore sportivo Steve Nielsen, il capo della commissione femminile Deborah Mayer e lo steward nonché capo dell’autorità tedesca per il motorsport Gerd Ennser.