I Mondiali indoor di atletica leggera hanno consegnato all’Italia quattro medaglie, due d’argento e due di bronzo. Alcune erano attese, altre sono state delle sorprese. Nell’anno delle Olimpiadi, l’Italia dimostra di avere tanti talenti da spendere e alimenta le speranze per le prossime competizioni. Ma nel consueto alternarsi di trionfi e delusioni c’è spazio anche per qualche polemica, come quella sollevata dal pesista Leonardo Fabbri a fine gara.
Campioni assenti o sfortunati
Dal 1 al 3 marzo, l’Emirates Arena di Glasgow ha ospitato la XIX edizione dei Campionati mondiali indoor di atletica leggera. L’Italia si è presentata ambiziosa, ma priva di alcuni dei suoi grandi protagonisti. L’ultima edizione, a Belgrado, nel 2022, aveva premiato la spedizione azzurra con sole due medaglie: l’oro nei 60 metri di Marcell Jacobs e il bronzo nel salto in alto di Gianmarco Tamberi.
Entrambi, allora, erano freschi campioni olimpici, ma entrambi figurano assenti a questi campionati di Glasgow.
L’Italia ha dovuto allora riposizionare le sue speranze di medaglie. I prescelti, per stato di forma e ultimi risultati raggiunti, erano probabilmente quattro, equamente divisi tra getto del peso e salto in lungo. In quest’ultima disciplina, gli occhi erano tutti puntati sulla 21enne Larissa Iapichino. Figlia d’arte – la madre è Fiona May, già campionessa del mondo – la Iapichino aveva dimostrato un’enorme crescita negli ultimi anni, culminata nella medaglia d’argento conquistata agli Europei indoor di Istanbul un anno fa. Purtroppo, però, l’atleta fiorentina non è riuscita a riconfermarsi su questi livelli: afflitta dai crampi, la campionessa italiana ha dovuto accontentarsi del settimo posto.
I medagliati attesi…
Più fortuna ha avuto il suo compagno di specialità, Mattia Furlani, che a soli 19 anni arrivava alla rassegna mondiale decisamente galvanizzato. Il mese scorso, infatti, Furlani aveva fatto segnare la misura di 8,34 m, record italiano nel salto in lungo indoor e record mondiale under 20.
A Glasgow ha vinto l’argento, ma la storia della sua gara non si può riassumere nella semplice medaglia. Arrivato a pari merito con il greco Miltiadīs Tentoglou, campione del mondo e olimpico, Furlani si è visto assegnare il secondo gradino del podio in considerazione del secondo miglior salto (8,10 m contro gli 8,19 del greco).
Almeno un’altra speranza di medaglia era affidata al getto del peso, avente come portacolori Leonardo Fabbri e Zane Weir. I due non hanno deluso le aspettative, posizionandosi rispettivamente terzo e quarto. Prima di loro, il primatista mondiale Ryan Crouser, con la misura di 22,77 m, e il neozelandese Tom Walsh (22,07 m). I risultati di Fabbri e Weir, entrambi allenati dall’ex campione Paolo Dal Soglio, certificano che il getto del peso italiano può puntare in alto. Per loro, come per tutti gli altri, il prossimo grande appuntamento saranno i campionati europei a Roma, in giugno, prima delle Olimpiadi di Parigi il mese successivo.
… e le sorprese sul podio
Se Fabbri e Furlani erano in odore di medaglia, destano ancora più gioia le due medaglie vinte da atleti che, pur arrivando in grande condizioni, non erano attesi sul podio. Zaynab Dosso, già primatista italiana dei 60 metri piani, conquista la terza piazza sulla medesima distanza in 7”05. È il miglior risultato che potesse ottenere, considerando che l’hanno preceduta soltanto la santaluciana Julien Alfred (6”98) e la polacca Ewa Swoboda (7”00). Due autentiche specialiste della distanza, tra le poche atlete ad essere andate sotto i 7 secondi in carriera.
L’ultima medaglia, forse la più inattesa, proviene ancora dai 60 metri, questa volta al maschile e con gli ostacoli. A vincerla è Lorenzo Simonelli, che alla sua prima rassegna iridata centra l’argento in 7”43, dietro all’imbattibile statunitense Grant Holloway (7”29), primatista mondiale della specialità. Con questo crono, Simonelli fa segnare il primato personale e migliora ancora il record italiano, di cui già era detentore. Giornata da ricordare per l’azzurro, che ha esultato indossando il cappello di Monkey D. Rufy, protagonista dell’anime One Piece, il cartone preferito dell’atleta.
AZZURRI DA URLO!!!😱💙
Ai Mondiali indoor di Glasgow, l’#ItaliaTeam ha chiuso terza per la prima volta della sua storia nella classifica a punti!!!
🥈 Mattia Furlani Salto in lungo
🥈 Lorenzo Simonelli 60 hs
🥉 Leonardo Fabbri Peso
🥉 Zaynab Dosso 60 metri@atleticaitalia pic.twitter.com/IzRPHMwgDD— ItaliaTeam (@ItaliaTeam_it) March 4, 2024
Gli altri italiani in gara
Al di là dei medagliati, vale la pena ricordare gli altri atleti che si sono distinti nelle rispettive discipline e che potrebbero ben figurare tra Europei ed Olimpiadi. Nella velocità il campione italiano dei 60 metri Chituru Ali fa ottima impressione in batteria e semifinale, dove trova anche il primato personale in 6”53. Uscito zoppicante da questa gara, però, subisce passivamente la finale, dove si presenta nonostante l’infortunio e mestamente arriva ultimo. Per il vicecampione Samuele Ceccarelli invece, campione europeo lo scorso anno, prosegue il momento incolore: con 6”77 non riesce a passare la batteria.
Fuori dal podio, solo per un secondo, rimane Catalin Tecuceanu, quarto nella finale degli 800 m. Stessa posizione per la pentatleta Sveva Gerevini, che timbra il nuovo record italiano (4559 punti), mentre Emmanuel Ihemeje è quinto con 16.90 m nel salto triplo.
Complessivamente, dei 21 atleti della squadra italiana, 11 hanno gareggiato nelle finali delle rispettive discipline: è il miglior piazzamento di sempre. Eguagliato anche il massimo storico di medaglie in questa competizione, risalente ai Mondiali di Siviglia nel 1991.
Record mondiali
Come ogni mondiale che si rispetti non sono mancate le prestazioni da record. Questa edizione ha fatto registrare due record mondiali (ovviamente indoor), entrambi femminili. Uno è il nuovo primato della campionessa olandese Femke Bol, autrice di un capolavoro sui 400 metri, corsi in 49”17. L’altro è il 7”65 della bahamense Devynne Charlton nei 60 metri ostacoli. Record tentato, ma non conseguito, per lo svedese Armand Duplantis. Il supercampione del salto con l’asta, dopo aver vinto la propria gara con la misura di 6,05 m, ha chiesto di porre l’asticella a 6,24 m. Nonostante i tre tentativi, non è però riuscito a superare la misura, un centimetro più alta del primato mondiale da lui stesso stabilito nel 2023 a Eugene, in Oregon. Poco male per “Mondo”, che si è dovuto accontentare – per così dire – di un altro oro mondiale.
Difficoltà e accuse
A margine della gara di lancio del peso, Fabbri non ha nascosto l’amarezza per un risultato che è ottimo, ma inferiore a quello che probabilmente auspicava. Una delle difficoltà incontrate nella gara dagli azzurri è legata all’aver dovuto lanciare pesi “di campo”: «C’è stato un po’ di nervosismo prima della finale» ha spiegato il campione ai microfoni Rai. «Io e Weir siamo stati obbligati a lanciare attrezzi non nostri, perché non ci hanno accettato i pesi». Secondo i giudici, una leggera irregolarità della superficie avrebbe concesso più grip e facilitato gli azzurri.
Dietro la rabbia di Fabbri ci sarebbe, però, una presunta discrepanza di trattamento della giuria nei confronti di Crouser: «C’è qualcuno che continua a fare dei record del mondo come non dovrebbe, mentre a noi rompono le scatole per cose che non esistono».
La tecnica rotatoria dell’americano è, da sempre, molto discussa e ai limiti del regolamento. L’Articolo 32.14.2, nello specifico, stabilisce che un tentativo è da considerarsi nullo «nel caso in cui l’atleta tocchi il terreno al di fuori della pedana o la parte superiore del cerchio metallico o dello spigolo del bordo interno».
Crouser spesso parte appoggiando il tacco al cordolo basso della pedana, ottenendo una piccola leva e quindi un vantaggio. L’americano agisce in una zona d’ombra del regolamento: non tocca, di fatto, la parte superiore del cerchio metallico, ma solo perché il piede rimane appoggiato allo spigolo, con la sua proiezione aerea che va, in alcuni casi, ben oltre il limite.
Il duello
Fabbri ha, quindi, esplicitamente messo nel mirino Crouser. L’americano, medaglia d’oro anche alle Olimpiadi di Rio 2016 e Tokyo 2020 e ai due mondiali outdoor di Eugene 2022 e Budapest 2023, detiene il record del mondo di getto del peso con 23.56 metri all’aperto. Indoor ha, invece, raggiunto la misura di 22.82. L’obiettivo dell’atleta azzurro è accorciare la distanza che lo separa dall’americano già alle Olimpiadi di Parigi 2024. Il personal best dell’azzurro, nonché record italiano, è 22,37 metri. Il pesista toscano punta innanzitutto al record europeo, ai 23,06 metri raggiunti dal tedesco Ulf Timmermann nel 1988.
Nonostante la gittata dell’americano appaia ancora irraggiungibile, Fabbri può avere nelle corde anche lanci da 23 metri. Da qualche gara, l’atleta si dice molto fiducioso, riferisce di aver fatto «una misura incredibile in allenamento» e ciò gli permette di sognare. La serrata competizione con Crouser può, senza dubbio, rappresentare lo stimolo necessario per fissare l’asticella sempre più in alto.