Lunedì 26 febbraio si è verificato un tentato colpo di stato in Guinea. Spari sulla folla durante le manifestazioni, sono morti due giovani ragazzi. Le proteste finite nel sangue erano contro il governo militare, instaurato nel settembre del 2021. La capitale Conakry è stata palcoscenico di scontri parecchie volte dalla conquista dell’indipendenza dalla Francia nel 1958. Ma ciò che è accaduto lunedì è indicativo della condizione nella quale versa il paese. Il dissenso non è concesso, la violenza è l’unica strada da percorrere per riappropriarsi dei propri diritti. Si può parlare di un tentato colpo di stato nei confronti di un colpo di stato precedente, un cane che si morde la coda, un ciclo dal quale non sembra possibile uscire.
Il dissenso del 26 febbraio
I cittadini di Conakry hanno detto basta lunedì 26 febbraio. Sono scesi in strada con l’obiettivo di ribaltare lo stato militare, un tentato colpo di stato in Guinea. La verità è che da tre anni in Guinea tanti diritti non sono garantiti. Censura delle informazioni, prezzi altissimi e inaccessibili, soppressione di ogni forma di dissenso. La popolazione della Guinea è stanca. Conakry ha due arterie: la prima è Kaloum, il centro della città dove si trova la moschea. La seconda è Matam, una strada piena di servizi. Entrambe le arterie della capitale sono state bloccate e invase da persone, i negozi completamente vuoti. Non c’è casualità nelle scelte della popolazione.
Il 19 febbraio l’apparato militare ha deciso di rimuovere il governo transitorio della Guinea. Nella realtà il governo in questione non aveva alcun potere sulle forze armate del paese. Ma è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Nessuno ha fornito spiegazioni e la popolazione era attaccata con gelosia a quella democrazia fittizia. Ma il tentato colpo di stato è stato troncato sul nascere. I militari hanno iniziato a sparare sulla folla e tutto si è concluso in un bagno di sangue. Sono cadute le barricate.
Il colpo di stato del 2021
Il paese dell’Africa Occidentale è governato da uno stato militare dal 5 settembre 2021. Quel giorno l’esercito della Guinea, guidato dal capo militare Mamady Doumbouya, ha sciolto il governo di Alpha Conde e ha preso il potere. La deposizione del presidente è stata poi diffusa con un video in tutto il mondo. Il dissenso internazionale è stato enorme, ma in realtà nessuno ha mosso un dito. Alpha Conde è stato incarcerato e con lui altri esponenti del suo governo. Le motivazioni erano sempre le stesse: cattiva gestione governativa e povertà.
Alcuni cittadini della capitale hanno acclamato l’ingresso dei militari. Questo perché nel 2020 Conde aveva cambiato la costituzione, inserendo la possibilità di un terzo mandato presidenziale, il suo. È un meccanismo che appartiene a quasi tutti gli stati post-coloniali. Peccato che dal 2021 la costituzione in Guinea sia stata cancellata. A febbraio 2024 i diritti si sono ristetti ulteriormente. Giornalisti arrestati e soppressione delle linee internet. La possibilità di un colpo di stato era nell’aria già da inizio anno.