Missione compiuta per la Nasa: la sonda InSight sbarca su Marte

Su Marte «tutto ok». Dopo un viaggio durato 6 mesi, ieri alle 21 ora italiana, la sonda della Nasa InSight ha toccato con successo il suolo marziano e inviato una prima immagine dell’orizzonte, non molto nitida a causa della polvere.

Momenti carichi di adrenalina hanno anticipato l’ingresso del lander nella tenue atmosfera, considerando anche i numerosi insuccessi che in questi anni hanno accompagnato le varie missioni (oltre 40) sul pianeta. Dopo circa sette minuti dalla frenata iniziale, le tre gambe di InSight si sono posate sul suolo nei pressi dell’equatore marziano. L’ammartaggio (ovvero l’atterraggio sulla superficie di Marte) resta ancora oggi un passaggio piuttosto critico, a causa dell’atmosfera rarefatta del pianeta che non funge da freno naturale per la discesa dei veicoli.

Compito della sonda sarà quello di analizzare l’interno del pianeta e studiare i terremoti marziani – o forse sarebbe più corretto parlare di martemoti. Lo studio della struttura interna servirà proprio per capire cosa sia accaduto. Marte, infatti, è il pianeta del sistema solare più simile al nostro, nato in contemporanea alla Terra (4,5 miliardi di anni fa) e dotato di una superficie rocciosa e di un raggio simile a quello terrestre. «Ma la sua massa inferiore ha favorito la perdita dell’atmosfera – ci ha spiegato Giovanni Caprara, responsabile della redazione scientifica del Corriere della sera – Marte si è in certo senso spento e ciò ha fatto sì che scomparisse anche il campo magnetico che, nel caso della Terra, protegge il pianeta dalle radiazioni cosmiche creando delle fasce. Senza queste particelle – note come Fasce di Van Allen – la vita da noi non sarebbe così scontata».

Ma per capire come mai da una stessa origine ci sia stata un’evoluzione differente, occorre indagare il movimento della crosta. I panelli solari daranno al veicolo l’energia sufficiente per iniziare il lavoro. Il sismometro Seis rileverà i movimenti sismici e gli impatti dei meteoriti che cadranno, mentre un altro strumento misurerà la temperatura per capire se il cuore di Marte sia ancora caldo. Se così fosse, il lago sotterraneo di acqua liquida, scoperto nel luglio scorso sotto i ghiacci del Polo Sud, aprirebbe scenari interessanti per la ricerca di forme di vita sul pianeta.

Ma da dove nasce questo interesse per il Pianeta Rosso? «Marte attrae nella fantasia dell’uomo da quando nell’800 Giovanni Schiaparelli scoprì i famosi “canali” che alimentarono il mito della possibilità dell’esistenza di vita», ha spiegato Caprara. Sebbene l’astronomo piemontese non avesse parlato di canali artificiali, iniziarono a diffondersi teorie sulla presenza di vita intelligente.

«Tutto questo è pensato in un’ottica di trasformazione del pianeta per renderlo potenzialmente abitabile dall’uomo – ha concluso Caprara – Toccherà prima alla luna, però, dove i progetti di stanziamento sono già avviati. La corsa verso l’insediamento marziano è lunga e richiede alcuni passi, ma siamo sulla strada giusta».

Una strada lontana 146 milioni di chilometri da casa.

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