Lecco, 28 aprile 2017 – La lotta al crimine informatico segna un nuovo traguardo. Il servizio Centrale Operativo e la Squadra Mobile di Lecco – coordinati dalle Procure della Repubblica di Lecco, Bergamo, Pisa, Rovereto e Forlì – hanno arrestato cinque internauti per traffico internazionale di stupefacenti. Si tratta di tre italiani, un albanese e un brasiliano di età compresa tra i 29 e i 55 anni. Gli uomini della Polizia di Stato hanno eseguito cinquanta perquisizioni in 25 province. Dieci in tutto gli indagati: tutti sono accusati di aver ceduto ingenti quantità di droga attraverso la Darknet, una parte della Rete non indicizzata dai comuni motori di ricerca. Nel corso dell’indagine, avviata nel gennaio 2016 e condotta attraverso attività sotto copertura, è emersa anche la vendita di armi, documenti contraffatti, denaro falso e carte di credito clonate.
La droga veniva occultata all’interno di oggetti di uso comune – come statuine o cellulari – e spedita con pacchi postali anonimi. Un’attività pubblicizzata direttamente on line e documentata con video e fotografie. I presunti spacciatori operavano sul sito Italian Darknet Community – una piazza virtuale frequentata da utenti italiani – e altre piattaforme simili. La Polizia ha sequestrato Mariujuana, Hashish, Cocaina, Eroina e droghe sintetiche, diverse centinaia di migliaia di euro e molto materiale informatico. Il portale utilizzato dai trafficanti è stato oscurato.
Uno degli italiani arrestati, noto in Internet con lo pseudonimo di “Kriminale”, è un trafficante di rilievo internazionale. Nel 2013 è stato coinvolto nell’indagine dell’FBI su “Silk Road”, il più famoso mercato virtuale di sostanze stupefacenti. Lo spacciatore – mai identificato dagli investigatori statunitensi – avrebbe smerciato su Internet circa 2300 partite di droga. Un altro italiano residente nella bergamasca – nome in codice “Ghibli” – è indagato a piede libero per riciclaggio ed esercizio abusivo di intermediazione finanziaria. Secondo gli inquirenti l’uomo è uno dei principali “cambia valuta” illegali di Bitcoin in Italia. La moneta virtuale è utilizzata dagli internauti per scambiarsi denaro in anonimato.
Gli inquirenti hanno incontrato enormi difficoltà nella fase di identificazione dei responsabili. Il Deep Web, infatti, comprende i siti raggiungibili solo attraverso la digitazione del relativo indirizzo. Nel Dark Web, invece, entra solo chi naviga in incognito utilizzando server crittografati. Utenti di tutto il mondo fanno uso di questi sistemi informatici – in particolare di Tor – per gestire attività illegali senza essere tracciati. (C.B.)