Vietare il velo islamico negli ospedali e negli uffici pubblici non è discriminazione. Lo ha affermato il tribunale di Milano, che ha così respinto il ricorso presentato da quattro associazioni per i diritti degli immigrati contro la delibera di Regione Lombardia che vieta veli e burqa in luoghi pubblici.
Per la I sezione civile del tribunale di Milano e per il giudice Martina Flamini, infatti, quello richiesto dalla Regione è un “sacrificio” che comporta di fatto “un particolare svantaggio per le persone che aderiscono a una determinata religione”. Ma questo non nasce da una volontà “discriminatoria”, bensì da “una finalità legittima, ragionevole e proporzionata rispetto al valore della pubblica sicurezza, concretamente minacciata dall’impossibilità di identificare – senza attendere procedure che richiedono la collaborazione di tutte le persone che entrano a volto scoperto – le numerose persone che fanno ingresso nei luoghi pubblici individuati”.
Per il tribunale, dunque, nessun atto discriminatorio ma semplicemente una decisione finalizzata alle emergenti ragioni di pubblica sicurezza. Nella sentenza di rigetto, infatti, si precisa che il divieto è interpretato nella sua “oggettività”, con una finalità legittima individuata al di là del significato del velo islamico per la religione musulmana. Una sentenza che fa discutere, ma per il giudice Martina Flamini è un sacrificio “proporzionato”, in quanto obbliga per il solo tempo di accesso e permanenza nei luoghi pubblici a togliere il velo islamico.
La pensano diversamente Asgi, Naga, Apn e Fondazione Piccini, le associazioni che avevano chiesto di dichiarare l’atto “discriminatorio”, in quanto ritengono che si tratti di una restrizione che affonda le sue radici in un pensiero di diffidenza e non rispetto delle altre culture. Ma per la I sezione civile del tribunale di Milano le motivazioni del ricorso non sussistono.
La sentenza del tribunale di Milano, comunque, è in linea con la Corte di Strasburgo, che nel 2005 aveva stabilito come legittima la “rimozione del turbante o del velo per permettere i controlli negli aeroporti”. (mcg)