Charlie: il giudice chiede tempo e nuovi dati. I genitori, stizziti, lasciano l’aula

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Nuovi dati e la misurazione della circonferenza cranica del piccolo. Ancora tempo e nuovi dati. È quello che chiede ai genitori di Charlie Gard il giudice inglese Nicholas Francis dell’Alta corte per decidere se far trattare il bimbo di 11 anni – affetto da deplezione del Dna mitocondriale, malattia considerata incurabile – con il trattamento inviato al Great Ormond Street Hospital da un team internazionali di esperti tramite l’ospedale Bambin Gesù di Roma.

“Noi tutti vogliamo il meglio per Charlie –  ha dichiarato il giudice Nicholas Francis – Se ci sono nuove prove importanti che indicano che la mia decisione dovrebbe essere cambiata, allora la cambierò”. Francis ha chiesto, quindi, all’ospedale Great Ormond Street Hospital di fornire alcuni dati sul bambino “entro il 14 luglio”. La decisione del giudice ha fatto infuriare i Gard e la coppia ha quindi lasciato l’Aula dell’udienza, facendovi rientro solo dopo la pausa pranzo.

Il magistrato vuole conoscere con precisione le attuali condizioni di Charlie, cui dallo scorso weekend viene somministrata morfina come riferito in aula dall’avvocato del Gosh, e la sua circonferenza cranica. I genitori del bimbo, Chris Gard e Connie Yates che da mesi di battono perché i macchinari che tengono in via artificialmente in vita il figlio non siano spenti, avevano dichiarato che la circonferenza cranica è cresciuta di due centimetri, se invece fosse il contrario questo dimostrerebbe che i danni cerebrali sono irreversibili. Sarà un medico indipendente a fornire questo dato al giudice.

Chris Gard e Connie Yates prima dell’udienza avevano dichiarato di sperare che il giudice “alla fine deciderà in nostro favore” permettendo loro di far curare il bimbo da “esperti medici specializzati nella malattia” di cui soffre. La Corte, si era già espressa sul caso dando ragione ai medici del Great Ormond Street e autorizzandoli a staccare i macchinari che tengono in vita il neonato, però è stata nuovamente chiamata in causa dai medici dopo l’offerta di trattamenti da parte dell’ospedale Vaticano e di un ospedale statunitense. All’inizio della seduta, con i genitori – che avevano con sé l’immancabile peluche, una scimmietta, diventato simbolo della loro battaglia per tenere in vita il figlio – era entrato al cospetto dell’Alta Corte il portavoce Alasdair Seton-Marsden, che con la voce rotta ha letto l’appello finale della famiglia alla clemenza da parte ‘Mr Justice’ Nicholas Francis. “Continueremo a spendere ogni momento a cercare di salvare il nostro caro piccolo Charlie. Lo amiamo più della vita stessa, lui sta combattendo e noi stiamo ancora combattendo”.

Ancora una volta il giudice aveva ribadito che sarà “felice di accogliere nuove evidenze. Ma – aggiunge – non posso riaprire questioni già affrontate da me e dalla Corte d’Appello”. E il legale della famiglia ha annunciato che un medico americano, che si è offerto di trattare Charlie, fornirà delle evidenze dagli Stati Uniti alle 2 del pomeriggio. Secondo il camice bianco la stima è quella di un 10% di chance di miglioramento clinico significativo con il trattamento.

L’avvocato della famiglia ha anche depositato agli atti la lettera di un medico del Bambin Gesù in cui si dichiara che la possibilità di riuscita del trattamento è del 56%, dato che è una soluzione orale, potrebbe passare la barriera emato-sangue in Charlie e portare a un potenziale miglioramento della sua condizione. “Questi nucleosidi esistono nel corpo umano”, ha affermato l’avvocato Armstrong, aggiungendo che a differenza di molti trattamenti di cancro, la terapia non è tossica e non ha dimostrato di causare peggiori effetti collaterali di diarrea. Con la consulenza di ulteriori prove mediche fornite dai ricercatori italiani Francis però ha espresso la preoccupazione che i test sui topi della nuova terapia non potrebbero essere presi in considerazione rispetto alla condizione di Charlie. Intanto da New York il primo testimone della famiglia ha chiesto l’anonimato.

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