Il Parlamento europeo ha approvato a stragrande maggioranza la risoluzione che fissa i paletti del negoziato per la Brexit. La mozione comune è stata appoggiata dai gruppi del Ppe, S&D, Alde, Verdi e Sinistra unitaria. Tra le priorità del negoziato i diritti dei cittadini europei, la tutela dell’accordo di pace in Nord Irlanda, il rispetto degli impegni finanziari presi dalla Gran Bretagna nei confronti dell’Ue.
Nella risoluzione, approvata con 516 voti a favore, 133 contrari e 50 astensioni, i deputati mettono in guardia contro qualsiasi tentativo di “scambio” tra la cooperazione in materia di sicurezza e il futuro rapporto economico tra UE e Regno Unito. Il leader nazionalista britannico, Nigel Farage, ha accusato l’Unione europea di comportarsi come «la mafia» prendendo «in ostaggio» il Regno Unito nei negoziati sulla Brexit. «Avete iniziato dicendo che dobbiamo pagare un conto da 52 miliardi di sterline – ha detto intervenendo nell’aula di Strasburgo -: è un ricatto. Pensate che siamo ostaggi, ma in realtà siamo liberi di andarcene». Il presidente dell’Europarlamento, Antonio Tajani, ha interrotto Farage definendo le sue parole inaccettabili. Il leader euroscettico ha risposto di «comprendere le sensibilità nazionali» e che avrebbe dunque usato la parola «gangster». Istituzionale la risposta di Tajani: «Al Parlamento europeo non ci sono né mafiosi né gangster, ma 751 parlamentari regolarmente eletti in rappresentanza di 500 milioni di cittadini. È una questione di civiltà e di democrazia».
Sulle condizioni poste dall’Ue nei negoziati, in particolare per arrivare a un accordo di libero scambio, Farage ha detto che i britannici non sono obbligati «a comprare auto tedesche, a bere vino francese e a mangiare cioccolato belga. Ci sono altri che possono darceli». Secondo Farage – che in aula era circondato di bandierine britanniche e che per l’occasione ha indossato pure i calzini con i colori della Union Jack già sfoggiati il giorno del via libera al distacco da parte del Parlamento britannico -, i leader europei vogliono «mettere gli interessi dell’Ue davanti a quelli dei cittadini e delle imprese». Si è detto tuttavia pronto a «garantire unilateralmente i diritti» dei cittadini europei che vivono nel Regno Unito e il cui status legale è messo in discussione dalla Brexit ma ha chiesto all’Ue di fare altrettanto con i cittadini britannici residenti negli altri 27 Stati membri.
«Negozieremo in spirito di amicizia e apertura non di ostilità – ha sottolineato il presidente della Commisione europea, Jean Claude Juncker -, non è il momento di abbandonarsi alle emozioni». E quanto alla risoluzione sulla Brexit ha sottolineato che «siamo sulla stessa lunghezza d’onda sui punti principali, questo è il momento in cui restare uniti. Nel corso del negoziato ciascuno dovrà esprimere uno stesso messaggio».
Dal governo britannico, intanto, arriva un segnale di distensione. La premier Theresa May ha infatti parlato di un periodo di estensione della libera circolazione fra Regno Unito e Paesi Ue dopo la Brexit. La numero uno di Downing Street ha ammesso che c’è questa possibilità parlando ai giornalisti nel corso della sua visita in Arabia Saudita. La cosiddetta «fase di implementazione», si legge sul sito della BBC, servirebbe ai governi e alle imprese per prepararsi all’introduzione di nuove restrizioni. Il governo di Londra insiste però sul fatto che vuole introdurre maggiori controlli ai suoi confini. Tra le richieste dell’Europarlamento ci sono proprio quella di una non eccessiva rigidità nei controlli di confine, in particolare tra Irlanda e Irlanda del Nord (che diventerà il confine terrestre tra Gran Bretagna e Regno Unito) e un altolà verso qualunque tentativo da parte britannica di limitazione dei diritti relativi alla libertà di movimento degli europei prima dell’uscita effettiva del Paese dalla Ue.