È record per il debito pubblico italiano. A marzo il debito delle amministrazioni pubbliche è stato pari a 2.260,3 miliardi, in aumento di 20,1 miliardi rispetto a febbraio, come si legge nel fascicolo “Finanza pubblica, fabbisogno e debito” della Banca d’Italia. Si tratta del livello più alto da luglio 2016, quando si era attestato a 2.252,2 miliardi.
L’incremento del debito, scrive la Banca d’Italia, è dovuto al fabbisogno mensile delle Amministrazioni pubbliche (23,4 miliardi), parzialmente compensato dalla diminuzione delle disponibilità liquide del Tesoro (per 2,2 miliardi, a 54,6; erano pari a 70 miliardi alla fine di marzo 2016) e dall’effetto complessivo degli scarti e dei premi all’emissione e al rimborso, della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e della variazione del tasso di cambio (1,1 miliardi).
Con riferimento ai sottosettori, il debito delle Amministrazioni centrali è aumentato di 20,3 miliardi, quello delle Amministrazioni locali è diminuito di 0,2 miliardi; il debito degli Enti di previdenza è rimasto pressoché invariato. A marzo le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato sono state pari a 28,6 miliardi (27,8 nello stesso mese del 2016). Nel primo trimestre del 2017 le entrate sono state pari a 92 miliardi, in crescita del 2,7 per cento rispetto al corrispondente periodo del 2016.4
Intanto il tasso di inflazione ad aprile ha raggiunto l’1,9%, in accelerazione dall’1,4% di marzo. Lo comunica l‘Istat, che ha rivisto al rialzo le stime preliminari dell’indice dei prezzi al consumo fino a un aumento su base annua dell’1,9% e su base mensile dello 0,4%. I dati provvisori indicavano +1,8% su anno e +0,3% su mese. Il balzo dell’inflazione è dovuto alla crescita dei prezzi di energia elettrica (+5,4% su anno) e gas naturale (+5,9%).
L’Istat rileva poi che i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona, che riempiono il cosiddetto “carrello della spesa” degli italiani, diminuiscono dello 0,4% ad aprile su base mensile e registrano un aumento dell’1,8% su base annua, in frenata rispetto al +2,3% di marzo. Si tratta del secondo rallentamento consecutivo dopo che a febbraio i rincari avevano raggiunto un +3,1%, il livello maggiore da otto anni.