Confermato il carcere per Mario Castagnacci e Paolo Palmisani, i due ragazzi ritenuti responsabili dell’omicidio di Emanuele Morganti. La decisione è stata presa dal gip del tribunale di Roma, Anna Maria Gavoni, al termine dell’interrogatorio presso il carcere Regina Coeli a Roma.
Inutile il tentativo di Castagnacci che, sentito per cinque ore dal procuratore capo, ha negato più volte di aver preso parte al pestaggio dichiarando “Io non c’entro niente”. Gli inquirenti non hanno ritenuto credibile la sua versione sulla base di quanto riportato dai testimoni, mentre Palmisani si è avvalso della facoltà di non rispondere. Decine i colpi che avrebbero sfigurato Emanuele, sferrati con tanta violenza da provocare evidenti lesioni. Il colpo mortale sarebbe stato inferto alla testa, aggravato poi dalla caduta del ragazzo contro un’auto.
Ricostruzione dell’accaduto
Emanuele Morganti – operaio di 20 anni- si trovava al bancone del bar Mirò, nel centro di Alatri, con la fidanzata Ketty e alcuni amici. Un ragazzo – inizialmente indicato come albanese – si è avvicinato per chiedere da bere alla barista mentre cercava di guadagnarsi il bancone. Memmo Paniccia – indicato erroneamente all’inizio come albanese – era in possesso solo di due euro ma aveva insistito per avere ugualmente un cocktail. La barista accetta per non creare tensione, ma quando si rigira verso il bancone vede i due che si strattonano. A quel punto intervengono i buttafuori che, secondo le testimonianze fin qui raccolte, portano Emanuele fuori dal locale mentre l’altro ragazzo rimane all’interno. Secondo quanto riportato dalla fidanzata, Ketty, i buttafuori avrebbero colpito Emanuele con dei manganelli nella piazza di fronte al Mirò. Il ragazzo ha provato a fuggire ma è stato subito raggiunto da una decina di persone che hanno continuato il pestaggio. Uno degli aggressori ha poi colpito con un oggetto di ferro il ragazzo che è caduto a terra, incosciente. Nonostante l’intervento dei medici – che hanno riportato fratture multiple al cranio e un’emorragia cerebrale – Emanuele non ce l’ha fatta ed è morto dopo 36 ore di agonia, a causa di una futile lite.
(ef)