Le famiglie di 800 vittime degli attacchi alle Torri Gemelle, avvenuti l’11 settembre 2001 a Manhattan, hanno fatto causa all’Arabia Saudita, accusandola di complicità nella strage che ha causato circa 3000 morti e che ha sconvolto il mondo. I parenti hanno presentato un’azione legale in un tribunale di Manhattan, sostenendo che alcuni funzionari sauditi hanno aiutato, un anno e mezzo prima dell’attacco, Salem al-Hazmi e Khalid Al-Mihdhar – i dirottatori degli aerei – a trovare appartamenti, ottenere denaro e imparare l’inglese. “La causa dimostra che le famiglie non si arrenderanno, finché non si stabilirà che l’Arabia Saudita è responsabile”, ha affermato Jim Kreindler, l’avvocato dello studio legale Kreindler & Kreindler di New York, che segue i familiari delle vittime da 16 anni. Resta ancora da quantificare l’entità della richiesta di risarcimento che le famiglie avanzeranno a Riad.
I parenti delle vittime hanno potuto intentare la causa anche grazie al Jasta (Justice Against Sponsors of Terrorism Act), la legge approvata lo scorso settembre che permette alle famiglie delle vittime di attacchi terroristici avvenuti negli Stati Uniti di chiedere risarcimento ai Paesi che hanno sponsorizzato l’attentato.
Intanto, l’amministrazione Trump è pronta a vietare laptop, tablet e qualsiasi altro dispositivo elettronico, le cui dimensioni siano più grandi di quelle di uno smartphone, nelle cabine degli aerei diretti negli Stati Uniti e in arrivo da otto nazioni prevalentemente musulmane. I dispositivi dovranno viaggiare nei bagagli da stiva. Questa misura di sicurezza, volta in teoria a prevenire attacchi terroristici, non varrà per chi parte dagli Usa avendo come destinazione quei Paesi. La decisione dovrebbe essere ufficializzata nelle prossime ore attraverso il dipartimento di Sicurezza nazionale, ma è stata anticipata dal tweet della Royal Jordanian Airlines e dai media sauditi. Gli aeroporti colpiti dalla misura sono Amman (Giordania), Kuwait City (Kuwait), Cairo (Egitto), Istanbul (Turchia), Riad e Gedda (Arabia Saudita), Casablanca (Marocco), Doha (Qatar), Dubai e Abu Dhabi (Emirati Arabi).