«Disponiamo la chiusura di tutte le attività commerciali, di vendite al dettaglio a eccezione dei negozi di generi alimentari, di beni di prima necessità, di farmacie e parafarmacie. Non è necessario fare nessuna corsa nei supermercati. Lasciamo la possibilità ai ristoranti di fare consegne a domicilio. Le industrie e le fabbriche continueranno a svolgere attività produttive, a condizione che assumano protocolli di sicurezza. Resta garantito il servizio dei trasporti, quelli finanziari, bancari, assicurativi e postali». A dirlo è il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte durante una diretta Facebook dell’11 marzo. Il premier nomina come commissario per le terapie intensive e per l’acquisto di risorse per le strutture ospedaliere adeguate, Domenico Arcuri che affiancherà Angelo Borrelli, capo del Dipartimento della Protezione Civile.
Che cosa chiude?
Chiusi i mercati su strada, i bar, i pub, i ristoranti, i servizi di mensa che non garantiscono la distanza interpersonale di un metro. Restano chiusi i reparti aziendali non indispensabili per la produzione,i musei, cinema, teatri, scuole e università.
Che cosa resta aperto?
Le attività commerciali legate alla vendita di generi alimentari e di prima necessità; come panettiere, la latteria, il macellaio, gli ipermercati, i supermercati, i discount di alimentari, anche all’interno dei centri commerciali.
Restano aperte le farmacie, le parafarmacie, le edicole, i tabaccai.
Resta consentito il commercio al dettaglio in esercizi non specializzati di computer, periferiche, attrezzature per le telecomunicazioni, elettronica di consumo audio e video, elettrodomestici.
Resta consentita la ristorazione con consegna a domicilio, nel rispetto di norme igienico sanitarie molto precise.
Restano aperti i ristoranti nelle aree di servizio stradali e autostradali e nelle stazioni ferroviarie, negli aeroporti e negli ospedali.
Aperti anche servizi bancari, finanziari, assicurativi, pompe di benzina, idraulici, meccanici, artigiani.
Consentito anche il commercio al dettaglio di ferramenta, vernici, vetro e materiale elettrico e termoidraulico; articoli igienico-sanitari, articoli per l’illuminazione, articoli medicali e ortopedici, profumerie, piccoli animali domestici, ottica, saponi, detersivi. Aperte anche le lavanderie.
L’attività del settore agricolo, zootecnico e di trasformazione agroalientare.
Industrie e fabbriche – ha detto il presidente del Consiglio – continueranno le proprie attività a condizione che proteggano i lavoratori con protocolli di sicurezza speciali.
L’annuncio arriva dopo l’appello di ieri, 10 marzo, del presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana al governo e l’invio di una lettera, firmata dai sindaci e dalle organizzazioni sindacali, in cui sono richieste misure più stringenti. «Abbiamo voluto dire al Governo – ha spiegato Fontana – che è necessario intervenire perché il sistema sanitario è vicino a un momento di grave difficoltà e stiamo cercando di invertire la tendenza. Mi auguro che queste situazioni e questi appelli, che arrivano da realtà imprenditoriali e politiche lombarde, vengano valutate attentamente dal Governo che si dovrà riunire domani mattina per valutare nuove misure più stringenti».
Dai dati esaminati su Lodi, Codogno e tutte le aeree ‘rosse’ è stato visto che l’evoluzione del virus sta subendo una inversione di tendenza. «I numeri si sono ridotti dove è stato chiuso tutto e limitata la vicinanza sociale. Questa è l’unica strada. Dall’impressione che ho avuto – ha sottolineato Fontana – non è ben chiara nei colleghi delle Regioni e forse neanche in qualche esponente del Governo la situazione che stiamo vivendo in Lombardia».
«Noi stiamo cercando di far ruotare i pazienti – ha spiegato l’assessore al Welfare Giulio Gallera – con diagnosi precoci, con quarantena in domicilio o strutture protette. Stiamo dividuando strutture alberghiere, realizzeremo reparti in luoghi ampi come spazi fieristici o utilizzeremo cure intermedie delle strutture socio-sanitarie. Dobbiamo trovare anche spazi in presidi ospedalieri poco utilizzati. Anche a Bollate vogliamo collocare dei posti di terapia intensiva. Stiamo ampliando al massimo la nostra capacità, è una corsa contro il tempo, devono essere fermati i contagi». Ci sono i presidi di Bergamo e Cremona «allo stremo. A Cremona abbiamo portato via 8 pazienti. Tutti si stanno mobilitando, stiamo facendo il massimo»
Per Gallera bisogna «chiudere per 15 giorni interamente almeno la Lombardia. Questo può servire a ridurre o bloccare la diffusione del virus, lo dicono gli esperti. Noi altri 15 o 20 giorni con una crescita così forsennata delle persone nei pronto soccorso e nelle terapie intensive non li reggiamo, non li regge la Lombardia e non li regge l’Italia».
Dello stesso avviso anche Regione Veneto: «Piuttosto che protrarre un’agonia che dura mesi, credo sia meglio arrivare a una chiusura totale, così da bloccare definitivamente il contagio. È una linea di pensiero che sta girando e penso che se ne parlerà anche oggi, perché è fondamentale isolare il virus, e più rallentiamo la velocità di contagio e più respiro diamo alle nostre strutture sanitarie», ha detto il presidente Luca Zaia.