Nord Corea, nuovo lancio di missili terra – aria

 

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PYONGYANG, 8 giugno – Nuova prova di forza del leader nordcoreano, Kim Yong Un. Questa notte l’esercito di Pyongyang ha lanciato una salva di missili dalla base di Wonsan, sulla costa orientale del Paese. Gli ordigni hanno volato per circa 200 chilometri, poi sono caduti in mare. Secondo gli analisti, il nuovo test sarebbe un segnale d’avvertimento alla Marina Militare statunitense, che nelle ultime settimane ha effettuato manovre con due portaerei davanti alla Penisola coreana. Proprio ieri il presidente della Corea del Sud, Moon Jae-in, ha ordinato la sospensione del dispiegamento del Thaad, il sistema antimissile americano.

L’obiettivo del sistema difensivo, schierato all’inizio del 2017 a sud di Seul, è intercettare i missili sparati dalle forze armate nordcoreane. Ma lo “scudo” è criticato sia dal governo di Moon Jae-in – che difende l’autonomia della Corea del Sud dall’alleato statunitense – sia da Pechino, secondo cui i radar potrebbero “spiare” lo spazio aereo cinese.

Quello di stanotte è il quarto lancio sperimentale in quattro settimane. L’obiettivo di Kim Jong Un è presentare al mondo diverse opzioni di attacco ed evidenziare gli obiettivi militari e politici della Nord Corea. Particolarmente significativo il test del 14 maggio scorso: lo Hwasong-12, il missile testato in quell’occasione, ha compiuto una traiettoria di 700 chilometri. Quanto basta, rilevano gli osservatori internazionali, per colpire le basi americane della regione.

Dal suo insediamento, nel dicembre 2011, il leader di Pyongyang ha ordinato 89 test missilistici. Un numero senza precedenti nella storia nordcoreana. Kim Yong Un ha anche effettuato test nucleari annunciando il lancio, nel prossimo futuro, di un missile intercontinentale con testata atomica in grado di colpire gli Stati Uniti.

Nel tentativo di contenere l’aggressività della Corea del Nord, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha appena varato nuove sanzioni a carico di Pyongyang. Finora, però, le misure punitive non hanno sortito l’effetto sperato. Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, vorrebbe collaborare con la Cina per tentare una soluzione diplomatica. Il governo di Pechino, protettore storico del regime sudcoreano, ha recentemente mostrato segni di insofferenza nei confronti di Kim Yong Un. Ed è significativo che il presidente cinese, Xi Jinping, non abbia mai incontrato il potente vicino.

Secondo Graham Allison, uno storico politico americano citato dal Corriere della Sera, il governo americano potrebbe negoziare la sospensione delle manovre militari in Corea in cambio del congelamento del programma missilistico di Pyongyang. Parallelamente, sostiene l’esperto, Washington potrebbe trattare con Pechino per detronizzare Kim e consegnare la penisola coreana riunificata all’influenza della Cina. Intanto, le provocazioni nordcoreane continuano. (C.B.)

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