Processo d’Appello per Bossetti al via il 30 giugno

A un anno esatto dalla condanna all’ergastolo in primo grado – pronunciata dal Tribunale di Bergamo a inizio luglio 2016 – tornerà in un’aula Massimo Bossetti, il muratore riconosciuto colpevole dell’omicidio di Yara Gambirasio, la tredicenne di Brembate di Sopra rapita il 26 novembre 2010, uccisa e abbandonata nei campi di Chignolo d’Isola, dove fu ritrovata tre mesi dopo.

La Corte di Assise d’Appello di Brescia – presieduta da Enrico Fischetti – ha fissato per il 30 giugno prossimo la prima udienza del processo di secondo grado. Il Tribunale di Bergamo aveva anche stabilito a carico di Bossetti un risarcimento di circa un milione e 300mila euro per la famiglia di Yara.

La difesa di Bossetti aveva depositato a novembre il ricorso contro la condanna. 258 pagine per contestare non soltanto la prova regina, ossia il Dna di Bossetti trovato sugli abiti di Yara, ma le indagini nel complesso.
Anche il pm di Bergamo Letizia Ruggeri ha impugnato la sentenza, ma solo per la parte in cui Bossetti è stato assolto dall’accusa di calunnia ai danni di un suo collega, verso il quale avrebbe cercato di sviare le indagini. Bossetti, che si è sempre proclamato innocente, è in carcere dal 16 giugno 2014: fu arrestato quando venne accertata la corrispondenza del suo Dna con quello che fino ad allora, era stato attribuito a ‘Ignoto 1’.

Gli avvocati di Bossetti, per preparare il ricorso, si sono avvalsi di due consulenti: il professor Sergio Novali e il criminologo Ezio Denti. Proprio quest’ultimo, però, sarebbe indagato per false attestazioni a un pubblico ufficiale sul suo titolo di studio.

La questione del Dna resta uno dei punti sui quali la difesa, nonostante una sentenza nettissima di primo grado, ha continuato a battere. Tanto che la madre di Bossetti, in un’intervista recente, ha sostenuto una nuova tesi e cioè di essere stata vittima di “inseminazione artificiale a sua insaputa da un ginecologo”, spiegando così perché Massimo Bossetti non sia figlio del suo padre ufficiale ma dell’autista Giuseppe Guerinoni.

 

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