La Corte europea dei diritti dell’uomo, come richiesto dai legali di Silvio Berlusconi, ha chiuso senza sentenza il caso sul ricorso presentato dal leader di Forza Italia nel 2013 contro gli effetti della legge Severino.
Attraverso il verdetto della Grande Camera della Corte europea dei diritti umani, si conclude così il caso avviato dall’ex Presidente del Consiglio in seguito all’estromissione dal Senato nel 2013. Il ricorso era stata la conseguenza della condanna definitiva di Berlusconi per frode fiscale nel processo Mediaset.
I legali del fondatore di Fininvest, con una lettera inviata il 27 luglio, avevano richiesto alla Corte di non pronunciarsi, in quanto la riabilitazione di Berlusconi è avvenuta lo scorso 11 maggio. Per la Corte non sussiste quindi “nessuna speciale circostanza relativa al rispetto dei diritti umani che richieda la continuazione dell’esame della causa”.
Secondo gli avvocati dell’ex premier la Legge Severino non avrebbe dovuto essere applicata nel 2013, perché i reati per cui era stato condannato erano avvenuti prima dell’entrata in vigore della legge. L’applicazione della norma gli aveva quindi impedito di candidarsi alle elezioni dello scorso 4 marzo.
Non sarà quindi possibile sapere se l’Italia, impedendogli di candidarsi alle elezioni, abbia leso i suoi diritti. L’organo con sede a Strasburgo avrebbe potuto emettere comunque una sentenza in merito, ma siccome non sono in ballo diritti ritenuti fondamentali e imprescindibili che richiedono una decisione da parte di organi indipendenti, si è optato per l’archiviazione del caso.
(b.m.p)