E se i partiti, come è possibile, non trovassero un accordo per dare all’Italia un governo? Chiuso il primo round delle consultazioni si allunga la pausa di riflessione che il Capo dello Stato ha concesso alle forze politiche. Dando per scontato che nulla cambierà anche dopo il secondo giro di colloqui con il Presidente Sergio Mattarella, siamo saliti su una “macchina del tempo” insieme a due esperti, Luigi Curini che insegna Scienza Politica all’Università Statale di Milano e Mara Morini, professoressa di Politica comparata all’Università degli Studi di Genova. Con la lente del politologo, abbiamo provato a indovinare i possibili scenari futuri. «Non sottovalutiamo i repentini cambiamenti dei pentastellati: sono tatticismi volti a indebolire Forza Italia e il Partito Democratico», dice la Morini. «L’ultima spiaggia prima di un ritorno al voto sarebbe un nuovo governo tecnico», è il parere di Luigi Curini, «non come quello di Monti, ma guidato da esponenti politici non di prima linea come Giancarlo Giorgetti della Lega».
IL FANTASMA DI NUOVE ELEZIONI. Un veloce ritorno alle urne senza alcuna modifica del Rosatellum non per forza porterebbe a una replica dei risultati del 4 marzo. «Con un nuovo voto il centrodestra avrebbe buone probabilità di aumentare i propri consensi, mentre credo che il Movimento Cinque Stelle abbia ormai raggiunto l’apice del suo consenso», il politologo della Statale crede piuttosto in un recupero del Pd, uscito con le ossa rotte da questo turno elettorale. «Proprio perché è difficile far peggio del 4 marzo, con nuove elezioni i dem potrebbero guadagnare voti sottraendoli ai pentastellati, riequilibrando così il peso delle coalizioni e dando una chance al centrodestra di proporsi per il governo». D’altro avviso è invece Mara Morini, scettica su nuove elezioni a breve col Rosatellum. «Credo sia più probabile uno scenario in cui non si ritorni al voto. La situazione attuale è dovuta a una legge elettorale pessima, fatta per danneggiare il Movimento Cinque Stelle, che poi invece è stato premiato come primo partito». Da non sottovalutare poi altri aspetti: «in questo momento non si può scherzare col fuoco, e oltretutto un ritorno alle urne potrebbe produrre risultati molto simili a quelli del 4 marzo. Non dimentichiamo poi che alcuni nuovi parlamentari, non certi di eventuale riconferma, potrebbero alla lunga spingere per un accordo di governo».
CON O SENZA PREMIO DI MAGGIORANZA? Mattarella potrebbe spingere i partiti alla formazioni di un governo di scopo, per gestire gli affari correnti e mettere mano alla legge elettorale prevedendo un premio di maggioranza. «Il Rosatellum non per forza si traduce nell’instabilità politica. Certo, con un premio di maggioranza ci sarebbe la garanzia che una coalizione o un partito avrebbero i numeri per governare», è il parere di Curini. Ma voto o non voto, il Rosatellum va modificato, afferma Morini. «Credo che la classe politica non sia così stupida da tornare alle urne con la stessa legge elettorale. Il modo per garantire la governabilità sarebbe inserire un premio di maggioranza». Ma a quali soglie, al 35 o al 37%, come propone Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia? «Sì, i numeri sono quelli, e si potrebbe pensare di alzare la soglia di sbarramento per ridurre la frammentazione partitica». E in questo caso, salvo sorprese, le possibilità di vittoria del centrodestra si farebbero molto concrete.
Servizio a cura di Marcello Astorri e Alessandro Di Stefano