È di 15 morti il bilancio di raid missilistici attribuiti a Israele, condotti durante la notte nella regione di Damasco. L’attacco è avvenuto nella campagna di Kisweh, nei pressi di una base governativa. Tra le vittime ci sono anche otto militari iraniani, appartenenti alle Guardie rivoluzionarie iraniane o milizie sciite filo-iraniane.
A riferirlo è l’Osservatorio nazionale per i diritti umani che dichiara come il raid abbia colpito «un deposito di armi di Hezbollah e degli iraniani».
Resta alta, nel frattempo, la tensione tra Israele e Iran. Nella giornata di ieri lo Stato ebraico ha aperto rifugi sulle Alture del Golan e per timore di azioni militari da parte di Teheran, ha richiamato un contingente di riservisti «a causa delle irregolari attività delle forze iraniane in Siria». L’esercito israeliano ha dichiarato di «essere pronto per vari scenari» e che ogni «aggressione avrà una risposta severa».
Negli ultimi mesi gli scontri tra le due potenze si sono intensificati e l’Iran ha accusato Israele di essere responsabile di diversi attacchi contro postazioni siriane, che, però, non sono mai stati confermati ufficialmente da Tel Aviv.
Allo scenario complesso si aggiunge anche il discorso del presidente americano Donald Trump che ha annunciato l’uscita dell’Usa dall’accordo sul nucleare con Teheran. Non si è fatta attendere la reazione del presidente israeliano Netanyahu che ha dichiarato: «l’Iran vuole servirsi della Siria come base avanzata contro di noi. Siamo determinati a impedire che stabiliscano lì le loro basi. Reagiremo con potenza, il nostro esercito è pronto». (bb)