ALLA SCOPERTA DELL’ACQUA PERDUTA

 

“Un’occasione straordinaria per lo sviluppo dell’Italia nel suo insieme”. Così il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha definito Expo Milano 2015. L’esposizione universale prenderà il via il 1 Maggio 2015 e terminerà il 31 Ottobre dello stesso anno. Ad oggi è prevista la partecipazione di 129 Paesi (compresa l’Italia) e di 3 organizzazioni internazionali: Onu, Cern e Commissione Europea. Gli ospiti si dipaneranno tra i vari padiglioni tematici situati in zona Rho Pero.
Oltre a rappresentare un momento unico per il rilancio economico di Milano e di tutto il Paese, Expo porrà al centro dell’attenzione mediatica il problema dell’alimentazione. Il tema della rassegna è infatti “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”. Alimentazione ed energia sono indissolubilmente legati alla disponibilità di risorse idriche. Proprio per questo Milano, in occasione di Expo, ha deciso di riscoprire una sua antica vocazione: quella di città d’acqua. Molti oggi vedono nei navigli e nella Darsena la mera scenografia della movida meneghina o uno scorcio suggestivo per una passeggiata romantica. Eppure questi canali fino alla prima metà del 900 sono stati un elemento centrale per l’economia cittadina. Milano era una città d’acqua, paragonabile, se non a Venezia, almeno ad Amsterdam, e perse questa sua vocazione quando nel 1928 il regime fascista diede il via alla copertura della “fossa interna”, cioè il tratto di naviglio che congiungeva piazza San Marco a Porta Genova. Tale scelta seguiva le tendenze urbanistiche dell’epoca. Occorreva creare strade per le automobili e a Milano questo era possibile solo riducendo in modo drastico i corsi d’acqua. Negli ultimi 30 anni il modello urbano incentrato sul trasporto su gomma è entrato in crisi.

Il traffico e l’innalzarsi del tasso di polveri sottili hanno peggiorato la vivibilità e fruibilità delle metropoli. La devozione di Milano al progresso, all’industrializzazione e a un’edificazione selvaggia si è ritorta contro i suoi abitanti.
Progressivamente, facendo proprie le esperienze provenienti da altre grandi città europee e mondiali, palazzo Marino ha cercato di invertire la rotta per migliorare la vita dei milanesi. Area C ha rappresentato uno spartiacque in questo senso. Imporre un pedaggio per l’accesso al centro storico ha obbligato i cittadini a ripensare il proprio concetto di vita urbana.

Più mezzi pubblici, meno automobili. Più mobilità leggera, meno traffico. In un anno il tasso di Pm10 è sceso del 10%. L’inquinamento non è stato certo sconfitto, ma, per lo meno, si è capito che per migliorare la qualità dell’aria non sono sufficienti misure tampone: occorre cambiare le proprie abitudini e sacrificare le comodità a beneficio della collettività.

“Vie d’Acqua” rientra in questa nuova concezione urbanistica. I milanesi, tra l’altro, si erano già espressi in proposito. Il 12 e 13 Giugno 2011, mentre in tutta Italia si votava il referendum su nucleare, acqua pubblica e legittimo impedimento, il Comune di Milano proponeva ai residenti anche cinque quesiti consultivi. Tra questi c’era anche quello relativo alla riapertura della fossa interna dei navigli. La risposta dei cittadini meneghini è stata incontrovertibile: il 94,32% dei votanti ha approvato l’idea. L’acqua sarà al centro di Expo. Del resto, una rassegna che parla di alimentazione non può prescindere dal riconoscere un valore primario alle risorse idriche. Esistono intere aree del pianeta in cui le piogge sono ancora viste come una benedizione. L’acqua è un bene pubblico come l’aria che respiriamo e nelle città svolge diverse funzioni fondamentali. Un sistema idrico efficiente permette di dissetarci nelle nostre case e in giro per le strade. Protegge anziani e soggetti deboli dal caldo in estate. Garantisce la pulizia delle strade e dei sistemi fognari e assicura lo smaltimento dei rifiuti organici. In sintesi: consente agli stessi centri urbani di esistere e funzionare. Questo ruolo è spesso dimenticato. È successo anche a Milano, una metropoli che ha sempre vantato un patrimonio idrico tra i più vasti in Italia. Non solo navigli e Darsena, ma anche una falda acquifera sotterranea situata a pochi metri dalla superficie, la cui continua espansione ha destato allarme nel 2011. Ricchezze che il progetto “Vie d’acqua” di Expo 2015 cercherà di sfruttare e valorizzare, lasciando ai futuri cittadini una città più vivibile.

Testo di Luca La Mantia

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