Se i cortei per l’Ucraina incrociano la fashion week

Fashion week e guerra in Ucraina. Due mondi diametralmente opposti e separati, che non hanno niente in comune l’uno con l’altro. Ma a Milano, nella settimana appena trascorsa, questi due mondi si sono intrecciati e contaminati.

Due modelle ucraine issano la bandiera nazionale alla fashion week

 

DUE MONDI APPARENTEMENTE LONTANI

Da una parta, la settimana della moda che si è svolta dal 22 al 28 febbraio, con un ritorno graduale alla semi-normalità, facendo tornare in presenza le sfilate, sempre con la dovuta attenzione alle norme anti-Covid sull’igiene ed il distanziamento. Solo apparentemente un universo a sé stante, pieno di paillettes e materiali ricercati ecosostenibili, di folle di fans fuori dagli hotel dove alloggiano le top model, di feste blindatissime con gli influencer più in voga del momento. Dall’altra parte, la guerra tra Russia e Ucraina che ha conseguenze reali in tutto il mondo. Bombardamenti continui sulle città ucraine, carri armati russi che assediano Kiev, padri di famiglia in lacrime che lasciano le loro mogli e figli per andare a combattere e difendere la patria, case distrutte da raid aerei. Le immagini di persone ferite, sanguinanti e sofferenti hanno fatto il giro del mondo, pubblicate sulle prime pagine dei giornali e non hanno lasciato le persone indifferenti. Manifestazioni e proteste a favore della pace hanno popolato le piazze di tutta Europa, bandiere giallo-celeste hanno fluttuato nell’aria, giovani ucraini alzavano cartelli con le scritte “Stop Putin! Stop war!” e “Putin get out of Ukraine”, cantando l’inno nazionale.

 

La manifestazione contro la guerra in Piazza del Duomo

 

IL DOLORE DELLE MODELLE UCRAINE E RUSSE

I messaggi contro la guerra sono arrivati perfino sulle passerelle: Nastya Abramova è una modella ucraina che ha sfilato per Elisabetta Franchi, molto attiva sui social network dove condivide aggiornamenti e appelli. “Mio padre si è arruolato ed è in attesa di andare al fronte, se dovesse servire lo faranno anche mia madre e mia sorella. E lo farò anche io. Questa è la nostra indipendenza, il nostro diritto, la nostra identità, la nostra terra, questa è la nostra libertà”, ha detto nel backstage. Un’altra modella ucraina è Alina Hladkaia, che lavora per l’agenzia di model management “Indastria Model”: “mia madre è russa. I miei genitori per ora stanno al sicuro, chiusi in casa. Il momento peggiore è la notte quando si sentono esplosioni”, ha raccontato. Ci sono mannequin ucraine e mannequin russe che sfilano sulle stesse passerelle, condividono spazi e stati d’animo, lavorano fianco a fianco: “Insieme sentiamo le notizie e anche la propaganda che arriva dalla Russia, e questo fa paura. Ma non c’è odio fra noi”, ha concluso.

 

La modella ucraina Nastya Abramova

 

I MESSAGGI DEL MONDO DELLA MODA

Il mondo della moda non può essere indifferente al conflitto in atto. Fuori dalle varie location della fashion week, si sono ritrovate attiviste di diverse ong che hanno sventolato le bandiere giallo-celeste, indossando i colori nazionali e colorandosi il volto. Un flash mob allo show di Prada, tra lacrime e grida per la pace. Ma anche direttori creativi e stilisti hanno preso posizione contro la violenza, soprattutto su Instagram. Alessandro Michele, creative director di Gucci, ha precisato che “La moda è un linguaggio potentissimo perché è in grado di dare spazio a tutte le espressioni dell’Io. L’idea di fare un lavoro che apparentemente è così distante da una situazione come quella della guerra mi ha persino portato a non mangiare la sera prima dello show”. Anche Elisabetta Franchi ha cavalcato l’onda della risonanza mediatica del web, facendosi ritrarre insieme al suo staff, con il cartello “In questo backstage ci sono donne di tutto il mondo. Questo è il mondo che vorrei. No alla guerra”. Ma questi sono pensieri nel privato di un artista o di uno stilista. Pubblicamente sono poche le maison che hanno preso una posizione decisa e di impatto contro la guerra durante le loro sfilate: Giorgio Armani ha deciso di far sfilare i modelli senza musica di accompagnamento. Solo scatti di macchine fotografiche e passi sulla passerella. Il resto era solo silenzio. Silenzio pieno di emozione e vicinanza all’Ucraina. Francesca Liberatore, dopo la sfilata, è salita in passerella, prendendo per mano una modella russa ed una ucraina, e chiedendo al pubblico di osservare un minuto di silenzio.

 

Lo stilista Giorgio Armani circondato dalle modelle

 

MILANO TRA TRUSSARDI E IMAGINE

Il fashion system come tutti gli altri settori, dopo due anni di pandemia, avrebbe voluto vivere questa settimana al massimo, con tutti i riflettori accesi sui colori e i materiali che animeranno l’autunno e l’inverno 2022/2023, ed invece ha dovuto “fare i conti” con la situazione geopolitica inaspettata. Sabato scorso, 26 febbraio, mentre in piazza alla Scala si teneva l’evento esclusivo organizzato da Trussardi, con centinaia di fans fuori la sede del brand per cercare di avvistare qualche celebrities, in piazza Duomo esplodeva la rabbia contro la guerra, mentre veniva intonata Imagine di John Lennon, in un vortice di contrasti tra leggerezza e drammaticità.

Giulia Zamponi

Toscana, classe 1990, sono approdata a Milano per inseguire il mio sogno: il giornalismo. All’Università di Pisa mi sono laureata in Informatica Umanistica, dove ho imparato a trattare i contenuti culturali in forma digitale e a comunicarli attraverso le varie piattaforme web. Sono una giornalista pubblicista e ho collaborato con “Il Tirreno”: la prima volta che sono entrata in una redazione mi sono resa conto che non sarei mai più voluta uscire. Adesso giornalista praticante per MasterX. Mi interesso principalmente di esteri e di criminologia: mi piace analizzare ogni particolare di una situazione e indagare sugli aspetti più nascosti della realtà. Sono un’anima solare, sensibile e determinata. Amo l’intensità dei tramonti, gli intricati thriller di Joel Dicker ed il rumore delle onde del mare.

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