Procedura d’infrazione per eccesso di debito: cos’è e che cosa rischia l’Italia

«La nostra analisi di oggi suggerisce che il criterio del debito deve essere considerato non rispettato. Concludiamo che l’apertura di una procedura per deficit eccessivo basata sul debito è quindi giustificata». Giustifica così la Commissione Ue la bocciatura della Manovra italiana. Secondo l’istituzione presieduta da Jean-Claude Juncker la Legge di Bilancio presenta fattori rischiosi in termini di debito pubblico, dunque è necessaria l’applicazione del cosiddetto braccio correttivo, meglio conosciuto come “procedura d’infrazione”.

Cosa rischia quindi concretamente il nostro Paese? La procedura d’infrazione viene applicata quando uno dei due seguenti fattori non viene rispettato:

  • Limite del 3% al deficit
  • Il rapporto debito/Pil non deve superare il 60%

Quando il tasso supera il 60%, come nel caso italiano (rapporto debito/Pil 138,1%: fonte Eurostat), la Commissione in genere richiede che venga diminuito a un valore prestabilito. Questo valore viene calcolato tramite la differenza tra il rapporto debito/Pil del paese in questione e la soglia ideale del 60%. La pretesa dell’Ue è quella di recuperare un ventesimo di questa differenza ogni anno, così da arrivare in 20 anni al 60%. Nel caso dell’Italia il calcolo è presto fatto: 131,8% – 60%= 71,8%; il ventesimo di 71,8% equivale al 3,59%. Ciò significa che l’aspettativa dell’Ue è di una riduzione del deficit del 10,77% (3,59% x 3) entro il prossimo triennio. Contrariamente a questa richiesta, la Legge di Bilancio del Governo italiano prevede che nel 2021 il rapporto debito/Pil sarà del 126%: una riduzione rispetto al deficit attuale di soli 5,8 punti percentuali, quota insufficiente per la Commissione Ue.

Con la bocciatura della Manovra, dunque, ora il Consiglio Ue dovrà formalizzare la procedura d’infrazione che, generalmente, porta a 3 provvedimenti:

  • Stop all’acquisto dei titoli di stato da parte della Bce e blocco dei prestiti da parte della banca europea degli investimenti
  • Multa con una base fissa dello 0,2% del Pil che può arrivare allo 0,5%. Nel caso italiano si parla di circa 9 miliardi di euro
  • Sospensione parziale o totale dei fondi strutturali europei destinati al paese membro (all’Italia ne spetta una quota di circa 70 miliardi)

Ecco perché il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, a poche ore dalla bocciatura della Commissione, avverte l’Italia: «Il Governo è ancora in tempo per cambiare la Manovra, per evitare danni ai cittadini. Se non lo farà sarà indispensabile cambiare esecutivo e dar vita a una nuova maggioranza che combatta la disoccupazione, favorisca la crescita, abbassi la pressione fiscale e aiuti le imprese ad assumere giovani». Valdis Dombrovskis, dal canto suo, non fa sconti: la procedura, secondo il vicepresidente della Commissione, potrebbe essere ratificata «già entro fine anno».

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