USA, Joe Biden è il vincitore dell’ultimo dibattito fra i candidati democratici

USA, Joe Biden è il favorito dell'ultimo dibattito fra i candidati democratici

È Joe Biden il vincitore del settimo e ultimo dibattito fra i candidati democratici, tenutosi a Des Moines, in Iowa. Una vittoria arrivata senza eccessivi sforzi o dichiarazioni da fuochi d’artificio, figlia anche di una scarsa aggressività da parte degli altri candidati e favorita dai duelli emersi nel corso del dibattito.

Il confronto del 15 gennaio ha visto sul palco i sei maggiori esponenti del Partito Democratico, selezionati in base a rigide regole basate su elargizioni di donazioni individuali per la campagna elettorale e su un minimo di consensi ottenuti nei sondaggi.

Joe Biden, ex vicepresidente sotto l’amministrazione Obama, Bernie Sanders, senatore socialista eletto in Vermont, Elizabeth Warren, senatrice del Massachusetts, Pete Buttigieg, sindaco di South Bend in Indiana, Amy Klobuchar senatrice del Minnesota, Tom Steyer, imprenditore miliardario e filantropo. Sono questi i sei sfidanti rimasti in lizza per l’ultimo dibattito, che ha toccato non troppi temi, ma scottanti. L’ipotesi di un presidente donna, la politica estera e quindi il Medio Oriente e l’Iran, il sistema sanitario e la necessità di avere un leader democratico solido e apprezzato. Necessità amplificata dalla difficoltà di rivaleggiare con il Presidente Donald Trump.

Una donna alla Casa Bianca: la domanda a Sanders e la risposta della Warren

Se l’aspettava Bernie Sanders la domanda su quanto è trapelato nei giorni scorsi da un incontro privato avuto con Elizabeth Warren nel dicembre 2018, durante il quale il senatore avrebbe espresso i suoi dubbi circa la possibilità di poter avere una Presidente donna. La domanda tanto attesa è arrivata dopo un’ora di dibattito. «Mai detto» la risposta di Sanders, che ha anche citato a suo sostegno l’esempio di Hillary Clinton, prima nel conto del voto popolare del 2016.

Il tutto mentre la Warren preparava il miglior colpo della serata. «Guardate gli uomini su questo palco. Insieme hanno perso 10 elezioni. Le uniche persone sul palco a non aver mai perso una sola elezione sono le donne: Amy ed io. E l’unica persona ad aver battuto un Repubblicano in carica negli ultimi 30 anni sono io».

A smorzare i temi è stata comunque la stessa Warren, dichiarando di non voler combattere con Sanders, suo amico. Il patto di non belligeranza concordato fra i due è sembrato però essere messo in discussione al termine del dibattito, quando è mancata la reciproca stretta di mano.

I temi caldi: la ricerca di un leader, Iran e Medicare

Tenere insieme il partito. Le parole d’ordine su cui tutti i candidati concordano hanno posto la questione su chi abbia il più ampio bacino elettorale. La corsa, quella vera, da qui alle primarie, si annuncia essere a quattro: fuori Klobuchar e Steyer, dentro Biden, Sanders, Warren e Buttigieg. Il primato è stato reclamato dall’ex vicepresidente di Obama: «Fra coloro che si stanno confrontando qui stasera, sono quello con la base più ampia». Biden ha rivendicato un consenso diffuso anche fra le minoranze etniche americane. Punto critico invece per Pete Buttigieg, finora incapace di convogliare i voti della comunità afroamericana, mentre Klobuchar ha citato i suoi ampi successi politici a testimonianza del gradimento di cui gode.

Immancabili le domande sul caso Soleimani e più in generale sulla situazione più calda in politica estera: l’Iran. Il pericolo, dice Sanders, è Trump, che «sta mentendo di nuovo e potrebbe trascinarci in una guerra ancora peggiore di quella con l’Iraq». Ed è proprio l’Iraq il filo conduttore del discorso del senatore del Vermont. Egli è stato infatti uno dei membri del Congresso ad aver votato contro l’intervento americano del 2002, a differenza di Biden. «Joe ed io abbiamo ascoltato quello che Dick Cheney e George Bush e Rumsfeld avevano da dire. Io ho pensato che stessero mentendo, Joe la vedeva in modo diverso», incalza Sanders, in quello che è il suo miglior passaggio nel dibattito, costringendo Biden ad ammettere il proprio errore.

Ancora in tema di politica estera, il senatore del Vermont afferma che sarà in grado di collaborare con i Repubblicani, nonostante la distanza ideologica che lo separa non solo dal GOP ma anche, e soprattutto in termini di voti da guadagnare, dall’ala moderata del proprio partito.

Tuttavia, quando si parla di questioni e affari esteri, la lunga esperienza in politica internazionale permette a Biden di restare l’attore più accreditato. Vale a dire uno dei motivi che, assieme alle sue posizioni più moderate e all’uno contro uno emerso tra Sanders e Warren, gli ha permesso di uscire vincitore dal dibattito.

Bernie Sanders torna invece protagonista quando si discute sul sistema sanitario e in particolare sulla sua proposta, ancora sconosciuta nei dettagli, di un “Medicare per tutti”. Un sistema che, secondo lo stesso Sanders, costerebbe addirittura meno di quello attuale. Si tratterebbe di un piano che, almeno dalla proposta, sembra simile a quello, costosissimo, proposto da Elizabeth Warren.  Eppure, tale iniziativa è costata alla senatrice una significativa perdita di consensi nei sondaggi dell’ultimo mese.

C’è spazio anche per le considerazioni sul cambiamento climatico e l’urgenza di ridurre l’utilizzo di combustibili fossili. In primo piano la posizione di Tom Steyer, autoproclamatosi il «candidato del cambiamento climatico», ma pressato dagli intervistatori sui suoi investimenti per 1,6 miliardi di dollari in carbone, petrolio e gas metano. Investimenti che, stando alla difesa di Steyer, avrebbe abbandonato da dieci anni, in favore di soluzioni e progetti ecosostenibili.

Nella corsa a quattro, fra Biden, Sanders, Warren e Buttigieg, manca all’appello Mike Bloomberg. L’ex sindaco di New York, autore di una campagna miliardaria ed escluso da ogni dibattito per aver violato le regole di partito sulle donazioni, è stato infatti impossibilitato a confrontarsi direttamente coi suoi concorrenti. Durante il dibattito del 15 gennaio, ha attuato tramite il suo staff una strategia totalmente diversa: «Siccome Mike non ha preso nessuna donazione, non potrà essere sul palco. Ma siamo su Twitter per twittare cose. Cose divertenti. Le più divertenti».

Francesco Puggioni

Marchigiano, 23 anni. Mi sono laureato in Scienze Politiche Sociali e Internazionali all’Alma Mater di Bologna, dove ho lasciato un pezzo di cuore. Ora a Milano, al Master in Giornalismo IULM. Coltivo da sempre le mie più grandi passioni: la scrittura e la musica. Collaboro con StartupItalia, scrivo per MasterX e per il sito multiTasca.

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