Nigeria, liberate 76 delle 110 studentesse rapite dagli jihadisti di Boko Haram

Sono libere 76 delle studentesse nigeriane rapite lo scorso 19 febbraio a Dapchi dai jihadisti di Boko Haram. A confermarlo è stato il governo nigeriano, dopo che BBC News aveva trasmesso la notizia data da alcuni testimoni. Per le atre 34 ragazze resta ancora incerta la liberazione, ma il governo nigeriano ribadisce la propria disponibilità a negoziare con i rapitori, come già fatto in precedenza durante il sequestro delle 276 studentesse rapite a Chibok nell’aprile 2014. Come in quell’occasione, a febbraio i miliziani islamisti hanno attaccato una scuola femminile, questa volta è stata presa d’assedio la Government Girls Science and Technical School.

«Non mandate più le vostre figlie a scuola». Questo sarebbe stato l’avvertimento dei terroristi, durante il rilascio, terminato – come racconta Bashir Manzo, alla guida del gruppo di supporto ai familiari delle studentesse sequestrate –  alle 8 di mattina, fuori dalla scuola, quando le giovani sono scese dai 10 veicoli che le trasportavano.

I Boko Haram sono un’organizzazione terroristica jihadista sunnita, diffusa nel nord della Nigeria e alleatasi nel 2015 con il Daesh. L’organismo, il cui nome significa «l’istruzione occidentale è proibita», vuole imporre al Paese la sharia, la legge islamica basata sul Corano e sulla sunna (consuetudine). Proprio la mancanza di reattività da parte delle istituzioni nei confronti dei terroristi ha causato numerose proteste da parte della popolazione e delle associazioni. Così dopo il rapimento di Dapchi, il presidente Muhammadu Buhari aveva assicurato più impegno nella liberazione delle ragazze, definendo il sequestro un «disastro nazionale».

Eppure Amnesty International Nigeria assicura che le forze militari fossero state allertate: «Le autorità nigeriane sono venute meno al loro dovere di proteggere i civili, esattamente come fecero a Chibok quattro anni fa. Nonostante fossero state ripetutamente informate che Boko Haram si stava dirigendo verso Dapchi, né la polizia, né le forze armate hanno fatto nulla per impedire il rapimento» ha affermato Osai Ojigho, direttrice dell’ong. In particolare Amnesty International sostiene che l’area di Dapchi non sia sufficientemente presidiata dall’esercito, benché sia questa la regione in cui Boko Haram opera. (cs)

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