Fmi propone un fondo anticrisi per l’Eurozona con lo 0,35% del Pil di ogni paese

Un rainy-day fund, un fondo di stabilizzazione macroeconomica per la zona euro, è la proposta del Fondo Monetario Internazionale. In un documento presentato oggi, 26 marzo, a Berlino vengono redatti tutti i dettagli: ciascun paese membro dovrà versare un contributo pari allo 0,35% del Pil al fine di sostenere i partner in stato di recessione, ma anche per far fronte a problemi comuni straordinari. A firmare il paper sono Nathaniel Arnold, Bergljot Barkbu, Elif Ture, Hou Wang e Jiaxiong Yao, quattro economisti del fondo.

«La creazione del central fiscal capacity (come viene definito in gergo) ha un costo relativamente modesto, ma potrebbe ridurre gli effetti negativi sulla crescita di oltre il 50%». Ha dichiarato il direttore generale dell’Fmi, Christine Lagarde, durante l’intervento all’istituto Diw nella capitale tedesca. Per l’Italia si pensa ad un gap di Prodotto interno lordo pari a oltre l’8%, valore che scenderebbe al 4% con l’intervento del fondo di stabilizzazione. Dunque, con un “cuscinetto centralizzato” la perdita di Pil per il nostro Paese si stima possa essere ridotta della metà rispetto a quanto avverrebbe senza questo strumento.

Tre le aree di riforma su cui dovrebbe concentrarsi la zona euro: l’unione dei mercati dei capitali, l’unione bancaria e la maggiore integrazione fiscale. «L’obiettivo di ciascuna di queste riforme non è incoraggiare l’autocompiacimento ma creare più resilienza per l’area dell’euro-  ha dichiarato Lagarde – L’Unione dovrebbe trovare il giusto equilibrio tra “condivisione del rischio” e “riduzione del rischio”. Affinché avvenga, l’Area euro necessita di maggiore fiducia reciproca tra i Paesi e maggiore responsabilità per realizzare più del suo potenziale».

E a chi chiede a Lagarde il funzionamento del fondo anticrisi, il direttore risponde: «L’accesso al fondo anticrisi dell’Eurozona è possibile solo se tutti i paesi rispettano le regole. Inoltre, il sostegno finanziario non concede aiuti in via permanente, quel che viene dato deve essere restituito». Non sono mancati gli avvertimenti in risposta alle tre tendenze citate da Marcel Fratzscher, presidente del Diw, che ha ribadito la crescita di populismo, protezionismo e mancanza di riforme per una maggiore integrazione europea: «L’ascesa del populismo e la miope sirena del protezionismo – ha detto Lagarde  rappresentano un potente vento avverso che minaccia la ritrovata crescita». (cs)

 

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