Istat, in Italia un giovane su quattro è “neet”

Istat, in Italia un giovane su quattro è "neet"

In Italia 1 giovane su 4 è un neet. Due milioni e 189mila sono infatti i ragazzi, tra i 15 e i 29 anni, che si definiscono per negazione: né studenti, né lavoratori. O “Not in Education, Employment or Training”, secondo la dicitura inglese.

«Codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che non siamo (…)» – scriveva Eugenio Montale nella sua celebre poesia  Non chiederci la parola del 1923. Quella dei neet è infatti una generazione di oltre 2 milioni di ragazzi che ha perso il treno dell’istruzione, è fuori dal mercato occupazionale e rischia di non contribuire mai al sistema previdenziale. Questa la pillola amara che l’ultimo rapporto Istat del 2017 sul benessere equo e sostenibile fa ingoiare al nostro Paese.

Per l’Italia maglia nera in Europa

La quota di neet italiani è la più alta tra i 28 Paesi dell’Unione europea, pari al 24,1%, dato decisamente superiore non solo alla media Ue (13,4%) ma anche a quella dei più grandi paesi europei. Una percentuale che in Italia è drasticamente aumentata di quasi 5 punti rispetto ai livelli pre-crisi, passando da un 19,3% nel 2008 al 24,1% nel 2017.

Abbandono della scuola

Anche i principali indicatori dell’istruzione e della formazione – si legge sul rapporto Bes (Benessere equo e sostenibile) dell’Istat – si mantengono molto inferiori alla media europea. Gli italiani di 30-34 anni che hanno completato un’istruzione terziaria (università e altri percorsi equivalenti) sono state il 26,9%. Una percentuale ancora distante dalla media europea (39,9%). Tra i paesi Ue soltanto in Romania il valore è inferiore (26,3%). Anche la percentuale di persone di 25-64 anni con almeno il diploma è significativamente più bassa della media europea (rispettivamente 60,9% e 77,5%): solo Spagna (59,1%), Malta (51,1%) e Portogallo (48%) hanno infatti segnato percentuali più basse.

Più contenuto appare invece lo svantaggio rispetto agli altri paesi Ue per la formazione continua: l’Italia occupa il 18esimo posto con il 7,9% di individui, contro il 10,9% della media europea.

(s.f.)

 

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