Da Salemme a Vanzina: Diego Abatantuono si racconta alla Iulm

Da Salemme a Vanzina: Diego Abatantuono si racconta allo Iulm - MasterX

Diego Abantantuono, ospite in Iulm per la rubrica del “Cinemaniaco”  curata da Gianni Canova, ha presentato il suo nuovo film “Compromessi sposi”, in uscita nelle sale il 24 gennaio.

La nuova commedia di Francesco Miccichè è stata al centro del colloquio tra il Rettore Canova e l’attore milanese, ma è servita anche da spunto per parlare della grande carriera di Abatantuono e delle prestigiose collaborazioni che ha avuto negli anni.

Il film gioca sulle differenze tra Nord e Sud, ma lo fa in una nuova chiave: ha infatti come protagonisti un ricco imprenditore del Nord dal carattere esuberante e fuori dagli schemi, interpretato dallo stesso Abatantuono, e un integerrimo sindaco del Sud, impersonato da Vincenzo Salemme. Due uomini completamente diversi che però si uniscono per impedire a tutti i costi il matrimonio tra i rispettivi figli.

Nella chiacchierata è emersa la grande complicità tra i due attori comici con Abatantuono che descrive così il collega: «una persona fantastica, una bravissima persona e un bravissimo attore». Galeotto fu il film di Carlo Vanzina, “Buona giornata” nel quale i due si conobbero. «Mi sono fatto dare il numero di Salemme da un amico – continua l’attore milanese- l’ho chiamato e gli ho comunicato la mia voglia di fare un film con lui, non credevo sarebbe poi successo».

Riguardo a Vanzina, Abatantuono ricorda la grande amicizia che lo legava al regista che per anni lo ha accompagnato da dietro la telecamera in grandi successi come la saga di “Eccezziunale”: «I film che facevo con Carlo erano film di complicità. C’è sempre stato un lavoro di collaborazione fra Carlo e tutti gli attori che hanno lavorato con lui, con esiti alle volte straordinari, alle volte meno».

L’attore poi non è riuscito a nascondere la commozione per la scomparsa dell’amico regista avvenuta l’8 luglio dello scorso anno: «Non riesco ad entrare in questo argomento, non ce la faccio senza emozionarmi. Non riesco a raccontare Carlo come se non ci fosse più».

Di Ivan Casati e Martina Soligo 

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