Marchisio collaboratore per il Corriere della Sera, articolo su Silvia Romano

L’ex calciatore Claudio Marchisio è il nuovo collaboratore per l’edizione di Torino del “Corriere della Sera”. Terrà una rubrica tutta sua e il suo stipendio sarà interamente devoluto in beneficenza. L’annuncio dato oggi dal direttore della redazione locale della testata, Marco Castelnuovo, su Twitter.

«Il mio impegno per il ritorno di Silvia Romano», titola Marchisio. Il suo primo articolo da giornalista, pubblicato il 21 novembre, è sulla 24enne italiana scomparsa un anno esatto fa in Kenya mentre prendeva parte a un progetto umanitario. Secondo le ultime notizie la giovane sarebbe ancora viva, ma tenuta sotto sequestro in Somalia dai terroristi jihadisti di Al-Shabaab.

«Speranza». Questa la parola chiave scelta per l’attacco dall’ex capitano della Juventus. Il pezzo poi prosegue: «Quella che ci spinge a resistere, a lottare e a non arrenderci. La speranza che ci tiene in piedi nei momenti più bui e ci accompagna nelle notti di ansia. Una parola bellissima e pericolosa, perché il suo rovescio è il rischio di vedersi delusa. Oggi è un giorno di speranza buona e positiva, di ottimismo. Silvia Romano è viva e i servizi di Intelligence italiani finalmente lo confermano, proprio quando cade il primo anniversario del suo rapimento». Attacco ripreso anche in prima pagina, posizionato in spalla.

Nuova esperienza professionale dunque per il centrocampista, ritiratosi dal calcio giocato a ottobre a soli 33 anni a causa dei ripetuti infortuni. Una carriera importante quella di Marchisio: 7 scudetti, 4 Coppe Italia, 1 campionato russo con lo Zenit di San Pietroburgo e 55 presenze in Nazionale.

Dopo l’addio Marchisio aveva iniziato a utilizzare i suoi account social per commentare fatti di cronaca e argomenti di attualità: dall’ambiente all’Unione Europea, passando per l’attacco turco contro i curdi in Siria. Opinioni di spessore umano ora non più confinate solo su Twitter o Facebook ma messe nero su bianco, come la sua carriera, su carta stampata. Un Principino, «in campo come nella vita», avrebbe detto Nereo Rocco.

Niccolò Bellugi

Senese, laureato in Scienze Politiche. Da toscano capita che aspiri qualche consonante, ma sulla "c" ci tengo particolarmente: Niccolò, non Nicolò. La mia è una sfida: mascherare il mio dialetto originario per poter lavorare in televisione o radio. Magari parlando di Sport. Ma tutto sommato va bene anche un giornale, lì non ho cadenze di cui preoccuparmi.

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