Lazio, anniversario con scontri. Lotito: «Pseudo-tifosi»

Scatta la mezzanotte e i circa 2500 tifosi della Lazio accorsi in piazza della Libertà, quartiere Prati di Roma, cominciano a sparare fuochi d’artificio in cielo per celebrare i 119 anni di storia della propria società. Tra questi, 300 e a volto coperto, approfittano del momento per scagliare bottiglie, bombe carta, pietre ed altri oggetti contro le Forze dell’Ordine.

Secondo i primi accertamenti alcuni “tifosi”, prima di agire così, avevano già bloccato il traffico nella vicina via Cola di Rienzo. Gli agenti, capita così la situazione, hanno effettuato una carica di alleggerimento utilizzando idranti e lacrimogeni al fine di riportare tutto alla normalità. I “tifosi” ovviamente non sono rimasti a guardare continuando a lanciare oggetti contro la divisa e scatenando perciò la guerriglia urbana.

Pesante il bilancio: 8 poliziotti feriti, con prognosi tra i 4 e i 20 giorni, un tifoso biancoceleste arrestato e tre denunciati per i quali verrà chiesto il Daspo. «Io rispondo dei comportamenti della società, non dei singoli comportamenti di pseudo-tifosi» ha dichiarato il presidente della Lazio Claudio Lotito. «Per me i tifosi sono quelli che partecipano in modo appassionato alla vita della squadra del cuore nel rispetto delle regole, tutto gli altri fanno delle scelte diverse e ne risponderanno. Come ha detto il ministro dell’Interno Salvini la responsabilità è personale».

Già, Matteo Salvini, proprio lui. Lui che, dopo i fatti di San Siro, aveva annunciato misure che da alcuni settori dello sport italiano erano state viste come aperture al mondo del tifo, prime fra tutte il ripristino dei treni speciali per controllare meglio le trasferte dei tifosi e il “no” categorico alla chiusura degli stadi.

Mentre la Polizia Scientifica sta visionando le immagini girate per cercare di identificare ulteriori soggetti che hanno preso parte alle azioni violente di stanotte, la Procura di Roma ha aperto un indagine per i reati di violenza privata, lesioni e resistenza a pubblico ufficiale.

 

 

 

 

Niccolò Bellugi

Senese, laureato in Scienze Politiche. Da toscano capita che aspiri qualche consonante, ma sulla "c" ci tengo particolarmente: Niccolò, non Nicolò. La mia è una sfida: mascherare il mio dialetto originario per poter lavorare in televisione o radio. Magari parlando di Sport. Ma tutto sommato va bene anche un giornale, lì non ho cadenze di cui preoccuparmi.

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