La mafia contagia le amministrazioni. Record di Comuni sciolti nel 2019

Un record spaventoso. Il 2019 si chiude con il numero più alto di sempre di Comuni sciolti per mafia.

Un tempo era la criminalità organizzata dei gesti plateali, degli scontri frontali. Oggi è (anche) la macchina che si muove all’interno delle stanze del potere, insieme alle amministrazioni locali. Come un virus, camaleontico, si nasconde e le contagia, dall’interno. Silente si intrufola, si confonde con lo Stato. Diventa essa stessa istituzione, o meglio, Comune.

I dati riassuntivi

Nel 2019 gli enti locali sciolti per mafia sono 45. Per farsi un’idea: nel 1993, l’anno dopo la strage di Capaci e via D’Amelio la quota era 34. Lo scioglimento delle amministrazioni è figlio dell’entrata in vigore della legge n. 221 del 22 luglio 1991. La norma, pensata per prevenire l’azione delle mafie all’interno delle amministrazioni locali, reca misure urgenti di scioglimento di consigli comunali, provinciali ed altri enti locali, in conseguenza a fenomeni di infiltrazione e condizionamento di stampo mafioso. Se si considera che quella legge l’anno prossimo compirà 30 anni, il quadro non è incoraggiante. Anzi.

La mappa

I Comuni maggiormente colpiti dal virus della mafia sono prevalentemente al sud. Stando agli ultimi provvedimenti, la regione più coinvolta è la Calabria con ben 8 enti sociali sciolti, seguita da Sicilia (7), Puglia (3), Campania (2) e Basilicata (1).  Le province più colpite sono Reggio Calabria, Palermo e Foggia, quest’ultima presa di mira nell’ultimo periodo da diversi attentati compiuti dai clan della criminalità organizzata. L’ultimo risale al 16 gennaio, quando una bomba è esplosa in un centro anziani, il cui proprietario, Paolo Telesforo, è stato parte lesa nel processo contro i vertici mafiosi arrestati nel 2018 nell’operazione “Decima Azione” a carico di 29 persone.

Il record è di Arzano, nel Napoletano, sciolto per la terza volta (nel 2008 e poi nel 2015). In totale sono 340 i decreti di scioglimento dal 1991, l’anno in cui è stata emanata la norma. I dati sono di Avviso Pubblico, rete di Enti locali e Regioni contro le mafie.

Il silenzio complice alimenta la piaga

La mafia, si sa, ha una struttura piramidale, la cupola da cui parte il virus, e i tentacoli, che agiscono, strangolando i territori. Li soffoca, con lentezza, mentre è vigile e attenta su nuove prede da catturare, nuovi territori da soffocare, nuova carne da macellare. Non si affianca al potere, lo attraversa direttamente, lo invade, ne diventa parte, lo contagia e se ne appropria.

Come si alimenta? Con il silenzio. Il caso di Messina (i clan mafiosi si appropriavano di fondi europei destinati allo sviluppo agricolo presentandosi come possessori di aree che in realtà non disponevano) non sarebbe mai venuto alla luce, non ora almeno, se non ci fosse stato un proprietario di un terreno indebitamente strappato che ha avuto il coraggio di sporgere denuncia.

Questo è un fenomeno a cui oggi assistiamo (tutti), da Nord a Sud, nonostante il maxiprocesso di Palermo degli anni ‘90, nonostante le morti di uomini e donne in difesa della legalità. «Che le cose siano così, non vuol dire che debbano andare così. Solo che quando si tratta di rimboccarsi le maniche ed incominciare a cambiare, vi è un prezzo da pagare. Ed è allora che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare». Diceva Giovanni Falcone, poco prima di morire. Nel 1992. Quasi trent’anni fa.

Carolina Zanoni

NATA NELLA GIORNATA MONDIALE DELLA LIBERTÀ DI STAMPA, NON AVREI POTUTO SCEGLIERE UNA STRADA DIVERSA. LAUREATA IN LETTERE ALL'UNIVERSITÀ DI VERONA, OGGI SONO GIORNALISTA PRATICANTE PER MASTERX IULM-MEDIASET. SONO APPASSIONATA DI POLITICA, ANCHE EUROPEA. HO COLLABORATO CON “TOTAL EU”, “ITALPRESS” E “DIRE” ALL'INTERNO DELLE ISTITUZIONI EUROPEE A BRUXELLES E A STRASBURGO. Mi PIACE INTERVISTARE E STAR DIETRO LE QUINTE A RACCONTARE LE DINAMICHE DEL PIÙ INTRIGANTE SPETTACOLO (O CIRCO) DEL MONDO: LA POLITICA.

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