Pakistan, 3 morti in un’esplosione nella moschea di Quetta

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Almeno tre persone sono morte e altre 15, tra cui due bambini, sono rimaste ferite in un’esplosione avvenuta nella mattinata di venerdì in una moschea nell’area di Pashtun Abad della città di Quetta, Pakistan.

A causare lo scoppio, stando a quanto riportato dalla polizia ai media locali, sarebbe stato un ordigno aritigianale piantato nei pressi del pulpito dell’edificio. Una volta sopraggiunti i soccorsi, le vittime sono state trasportate presso l’ospedale civile di Quetta; nel mentre, le forze di sicurezza hanno stabilito un cordone intorno all’area e dato via alle indagini.

Il premier pakistano Imran Khan e il primo ministro della provincia del Belucistan Jam Kamal Khan hanno immediatamente condannato l’incidente e dichiarato che sarà fatto tutto il possibile per soccorrere i feriti e consegnare i responsabili alla giustizia.

L’esplosione nel Pashtun Abad non è che l’ultimo episodio in un’ondata di incidenti di matrice terroristica che ha attraversato la provincia del Belucistan nei mesi scorsi.

Il più recente era stato l’attacco ad un hotel di lusso a Gwadar l’11 di maggio, nel quale avevano perso la vita otto persone: tre terroristi, quattro membri dello staff dell’albergo e un soldato pakistano. Nel medesimo incidente erano rimaste ferite altre sei persone, di cui quattro militari e due civili.

Il 23 di aprile, invece, almeno 10 persone erano rimaste ferite in un’altra esplosione nel distretto di Nasirabad, anch’essa provocata da un ordigno artigianale: il bersaglio in quel caso era un convoglio di sicurezza.

Pochi giorni prima, il 18 di aprile, 14 persone erano state giustiziate dopo esser state fatte scendere da dei bus che viaggiavano sulla strada che porta da Karachi a Gwadar; il 12 aprile, sempre a Quetta, altre 20 persone erano rimaste uccise in un attacco suicida nel mercato cittadino.

Molti degli attacchi degli ultimi mesi sono stati rivendicati dal Tehreek-i-Taliban-Pakistan (TTP), organizzazione ombrello di vari gruppi militanti che operano nell’area vicina al confine afghano.

Ivan Casati

Nasco nel marketing e mi riscopro nel giornalismo, sempre con un unico, grande filo conduttore: la mia passione per lo sport. Il mio sogno è raccontarlo, con la penna e con la voce.

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