Di Maio: «Tesoro e Ferrovie maggioranza nella nuova Alitalia»

«Il capitale del Tesoro all’interno della newco per Alitalia può andare anche oltre il 15%». Lo ha detto il ministro dello Sviluppo Economico Luigi di Maio all’incontro con i sindacati per fare il punto sulla trattativa che Ferrovie dello Stato ha accettato di portare avanti con Delta e EasyJet per la nuova Alitalia. Le due compagnie, rispettivamente americana e britannica, sono in partita da oltre tre mesi, avendo presentato un’offerta formale alla fine di ottobre.

Il progetto iniziale di Delta era però di entrare nella nuova impresa (newco) insieme ad Air France-Klm (con un 20% ciascuna) ma è sfumato la scorsa settimana dopo che i franco-olandesi si sono sfilati sulla scia delle tensioni diplomatiche tra Italia e Francia. Di lì la scelta di coinvolgere la low cost inglese che ha confermato il proprio interesse.

L’idea sarebbe quella di puntare ad un’Alitalia un po’ più piccola, con una riduzione degli aeromobili da 118 a 110 e una forza lavoro di 9-10 mila lavoratori (e conseguenti 2-3 mila esuberi). L’intenzione degli americani sarebbe di entrare nella newco con il 20%, affiancati da easyJet con un altro 20%.

«Il Tesoro e le Ferrovie dello Stato potrebbero superare insieme il 50% nella nuova Alitalia ma entro il 31 marzo deve essere presentato il piano industriale» continua Di Maio. «La partecipazione del Ministero dell’Economia e delle Ferrovie è garanzia per l’operazione e per la tutela ed i diritti dei lavoratori. Alitalia è vista, ancora oggi, come grande potenzialità da Delta e EasyJet. Mi auguro si arrivi ad un accordo vincolante».

I sindacati da parte loro però chiedono certezze: «Il punto è la credibilità del piano industriale: il lavoro c’è se ci sono gli investimenti e se c’è un progetto che rilanci l‘azienda. Aspettiamo che su questo ci sia chiarezza» ha dichiarato il segretario generale della Cgil Maurizio Landini.

Niccolò Bellugi

Senese, laureato in Scienze Politiche. Da toscano capita che aspiri qualche consonante, ma sulla "c" ci tengo particolarmente: Niccolò, non Nicolò. La mia è una sfida: mascherare il mio dialetto originario per poter lavorare in televisione o radio. Magari parlando di Sport. Ma tutto sommato va bene anche un giornale, lì non ho cadenze di cui preoccuparmi.

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