Caso Gregoretti, ok dalla Giunta per processo a Matteo Salvini

Gregoretti

La Giunta per le immunità del Senato ha autorizzato nella giornata di lunedì 20 gennaio la richiesta a procedere nei confronti di Matteo Salvini in merito al caso Gregoretti. Il 9 gennaio 2020, Maurizio Gasparri, presidente della Giunta, aveva chiesto di negare l’autorizzazione alle vie legali. La proposta è stata dunque respinta durante la riunione con le altre forze politiche. Sarà la conferenza dei capigruppo di palazzo Madama a decidere la data del voto in Aula che confermerà o annullerà il verdetto della Giunta.

I NUMERI DELLE URNE

Contro la proposta di stop ai procedimenti hanno votato i 5 senatori della Lega. A favore i 4 di Forza Italia e Alberto Balboni di Fratelli d’Italia. Poche ore prima della riunione, la maggioranza aveva fatto invece sapere in una nota congiunta che non si sarebbe presentata in aula. Stando ai numeri, si tratterebbe di un pareggio tra favorevoli e contrari. In questo caso, però, per il regolamento del Senato a pesare maggiormente sul piatto della bilancia sono i no.

LA VICENDA

Tra fine luglio e inizio agosto dello scorso anno, l’allora vicepremier Matteo Salvini decise di vietare alla nave della Guardia Costiera “Gregoretti” lo sbarco nel porto di Augusta. A bordo oltre 130 migranti soccorsi da un peschereccio e da una motovedetta della Guardia di finanza. Il veto dell’ex ministro dell’Interno si protrasse per giorni, alimentando un dibattito acceso senza esclusione di colpi.

LE DICHIARAZIONI

«Vado in tribunale a testa alta a nome del popolo italiano» ha commentato a caldo Matteo Salvini sul palco di San Giovanni in Persiceto, nel Bolognese. «Sono un cittadino normale che ritiene che i magistrati debbano mandare in carcere spacciatori e mafiosi – ha aggiunto -, non i ministri che hanno difeso i confini del loro Paese». È in sostanza questa la linea difensiva del leader del Carroccio e del suo seguito. Per gli ex alleati 5 stelle, invece, la scelta di bloccare lo sbarco dei migranti fu presa in totale autonomia dall’allora vicepremier leghista.

IL DISEGNO DELLA MAGGIORANZA

Dietro la decisione della maggioranza di non presentarsi alla votazione c’era l’intenzione di sfilare una freccia d’oro dalla faretra del leader della Lega. Con il voto della maggioranza alle porte, la coalizione di governo aveva tutta l’intenzione di allontanare la via processuale da Salvini per impedire che la impugnasse nell’ultima decisiva settimana di campagna elettorale.

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