Benatia: «In Qatar per far crescere i miei figli in un ambiente islamico»

Benatia: «In Qatar per far crescere i figli in ambiente islamico» - Masterx

«Tutti dovrebbero rispettare la mia scelta, perché è stata quella più giusta per me e la mia famiglia. Voglio che i miei figli crescano in un ambiente islamico». Sarebbe questo uno dei motivi alla base della scelta di Medhi Benatia, difensore marocchino, di trasferirsi nella sessione di mercato invernale dalla Juventus al club qatariota Al-Duhail.

«Le trattative sono state lunghe e voglio ringraziare il vicepresidente Khalifa Khamis che ha reso più facile la mia presenza a Doha. È il massimo per me e per la mia famiglia, voglio raggiungere tanti obiettivi con questo club – ha spiegato -. Ho giocato in grandi squadre come Roma, Bayern Monaco e Juventus. Ho vinto tanto ma ora ho altri obiettivi. Penso che possiamo vincere la AFC Champions League, la massima competizione per club asiatica».

La fede musulmana di Benatia, nato in Francia ma in nazionale marocchina dall’under 17, è sempre stata nota. La cosa interessante è però la scelta dichiarata di cambiare squadra per aiutare la formazione religiosa-culturale della propria famiglia, al netto dello scarso impiego in questa stagione nella squadra di Allegri e la prospettiva, a 31 anni, di scegliere un campionato meno impegnativo e dispendioso.

Eppure il difensore marocchino continua a parlare di Juventus come se facesse ancora parte della squadra: «Ho molti amici nella Juventus, mi vengono in mente i miei fratelli Blaise Matuidi e Miralem Pjanic che già mi mancano molto. Cristiano Ronaldo? È un fenomeno, può giocare fino a 40 anni. Portaci in finale di Champions League».

E dire che subito dopo l’addio del difensore i due titolari Leonardo Bonucci e Giorgio Chiellini si sono infortunati entrambi nel giro di pochi giorni. Benatia avrebbe potuto giocare titolare diverse partite in questo periodo, ma evidentemente il primo pensiero del calciatore marocchino non è stato tanto il proseguo della sua carriera quanto l’educazione che, da padre di famiglia, vuole dare ai suoi figli.

Niccolò Bellugi

Senese, laureato in Scienze Politiche. Da toscano capita che aspiri qualche consonante, ma sulla "c" ci tengo particolarmente: Niccolò, non Nicolò. La mia è una sfida: mascherare il mio dialetto originario per poter lavorare in televisione o radio. Magari parlando di Sport. Ma tutto sommato va bene anche un giornale, lì non ho cadenze di cui preoccuparmi.

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