Dieci giorni di “Artigiano in Fiera”

 

Una full immersion fra odori, sapori ma soprattutto prodotti provenienti da 106 Paesi del mondo. Questo è, in poche parole, “Artigiano in Fiera” che torna in scena dal 29 novembre all’8 dicembre nei padiglioni di Fiera Milano a Rho-Pero. Forte del successo consolidato in ben diciannove edizioni, l’evento è diventato un vero e proprio fenomeno sociale oltre che culturale.

I numeri, in aumento rispetto all’edizione precedente, rappresentano la vera novità della fiera: 3.040 stand estesi su una superficie di 150 mila metri quadrati ospitano quest’anno circa 150 mila prodotti di nazionalità diverse. Ad incrementare però non sono soltanto gli espositori e gli artigiani coinvolti, ma anche la durata dell’iniziativa: dieci giorni contro i nove dell’anno precedente.

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Nella disposizione degli stand, tradizionalmente suddivisi per Stati o regioni fra gli otto padiglioni presenti, spiccano quattro aree tematiche. Le prime tre, che occupano il quarto padiglione, sono: “Abitare casa”, “Moda”, “Giovani e design”. La quarta, invece, è dedicata al “Cake design” e si colloca presso il padiglione n. 3.

Ad inaugurare l’evento è stato, come di consueto, Antonio Intiglietta, presidente di Gestione Fiere S.p.a., sabato 29 novembre alle ore 12, nella zona dedicata all’arredamento. “Anche quest’anno” ha spiegato Intiglietta “la fiera dell’artigianato sarà dedicata alla creatività, alla bellezza e alle bontà”. Il patron delle fiere nutre ottime aspettative anche rispetto alla quantità di visitatori e consumatori: “Con questa edizione – dice – prevediamo di superare il record di affluenza registrato lo scorso anno: 3 milioni di persone”.

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Al di là delle novità prima elencate, il motore e l’obiettivo dell’iniziativa non cambiano. Da un lato resta l’idea che le arti manuali siano l’ossatura della nostra economia, dall’altro il tentativo di sollevare il bilancio annuale del settore artigiano che, non solo è vittima della crisi ma, a differenza di mestieri più “moderni”, rischia addirittura l’estinzione.

Articolo di Giulia Ronchi

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