Djokovic-Federer, l’ultima maratona. Le sfide da record della storia del tennis

Per tanti è già diventata la “partita del secolo”. Probabilmente è stato uno dei migliori match degli ultimi decenni. Di certo una sfida tra due dei più forti tennisti di questa generazione, e forse di sempre, nella finale del torneo più affascinante non può lasciare indifferenti. E infatti il pubblico accorso al campo centrale di Wimbledon, così come i milioni di telespettatori di tutto il mondo, hanno assistito a una sfida epica.

Roger Federer e Novak Djokovic. Il primo è un’icona in tutto e per tutto, universalmente riconosciuto come il più forte giocatore in attività. Il Re, insomma. L’altro è una macchina. Non sbaglia mai, ha l’istinto del killer. Si sono scontrati in finale a Wimbledon, come già era avvenuto nel 2014 e nel 2015, e anche stavolta ha vinto il serbo. Una battaglia durata 4 ore e 57 minuti, record assoluto per una finale del torneo londinese, nonostante la recente introduzione del tie break nell’ultimo set per scongiurare l’ipotesi di partite interminabili. Perché a Wimbledon funzionava così: servivano due game di vantaggio per aggiudicarsi la partita. 7-6 1-6 7-6 4-6 13-12 il punteggio finale. Djokovic ha vinto tutti i suoi set al tie break, mentre Federer, forte di un servizio infallibile, ha piegato Nole con più facilità, salvo poi sbagliare troppo nei momenti decisivi. È stata la freddezza l’arma in più del giocatore balcanico, contro un Roger immenso che dovrà ancora lottare per trovare la nona affermazione sull’erba della Regina.

Sono 16 gli Slam per Djokovic. Meglio di lui solo due giocatori: naturalmente sono Roger Federer a 20 e Rafael Nadal a 18. Questi nomi hanno dominato il tennis maschile quasi ininterrottamente negli ultimi quindici anni e per tutti e tre il ritiro non sembra un’ipotesi contemplata. Non sappiamo se uno spettacolo come quello di domenica 14 luglio sia destinato a ripetersi, ma possiamo stare certi che con questi campioni il tennis non potrebbe essere più entusiasmante.

 

Le finali più lunghe

Quella del 2019 è stata la finale di Wimbledon più lunga della storia. Battuto di 11 minuti il record del 2008, quando Rafael Nadal sconfisse Roger Federer in 4 ore e 48 minuti di battaglia. La finale più lunga di uno Slam è invece quella degli Australian Open del 2012, che vide sfidarsi Novak Djokovic e ancora Nadal, durata 5 ore e 53 minuti. Al Roland Garros resiste la finale del 1982 tra Mats Wilander e Guillermo Vilas: 4 ore e 42 minuti. È sempre lo svedese Wilander il protagonista dell’atto conclusivo più lungo degli US Open: nel 1988 batté il ceco Ivan Lendl in 4 ore e 54 minuti.

 

La partita infinita

Nella storia del tennis sono diversi gli incontri che hanno superato le cinque ore di durata. Tempo lunghissimo, ma che non è nulla se paragonato al tempo effettivo di gioco della partita più lunga di sempre. È Wimbledon, grazie alla regola che non prevedeva il tie break al quinto set, ad aver ospitato l’infinito match che è entrato nella storia. Era il 2010, primo turno, a sfidarsi due giocatori non di prima fascia: il bombardiere americano John Isner, dotato di uno dei servizi più potenti del circuito, e il qualificato francese Nicolas Mahut, all’epoca 148esimo nel ranking. Sulla carta non certo una partita di cartello, infatti era ospitata sul campo 18 del club londinese.

I due protagonisti entrano in campo il 22 giugno 2010 alle 18:18. Dopo due set tranquilli, vinti da Isner per 6-4 e Mahut 6-3, il terzo e il quarto set si avvicinano all’ora di durata e sono vinti al tie break, prima dal francese e poi dall’americano. Arriva quindi la sospensione della partita per oscurità alle 21:03.

Il giorno successivo i due giocatori rientrano in campo, sempre sul 18, alle 14:07. Inizia il quinto set, che prosegue per oltre sette ore fino alle 21:10, quando viene nuovamente sospeso per oscurità. Allora il punteggio è di 59-59. Nel corso della giornata, cinque team di raccattapalle si sono alternati a seguire l’incontro, mentre il giudice di sedia, lo svedese Mohamed Lahyani, è rimasto al suo posto tutto il tempo.

Per il terzo giorno, visti i tanti record già superati, viene richiesto di spostare l’incontro sul campo centrale di Wimbledon, ma i vertici del torneo si rifiutano e i due gladiatori tornano ancora sul 18 alle 15:42 del 24 giugno. Alla fine è John Isner a uscire vincitore da questa sfida infinita, piegando Mahut per 70-68 nel quinto set. Passato al secondo round, l’americano viene poi sconfitto il giorno successivo in tre set dall’olandese Thiemo de Bakker, dovendo anche ricorrere più volte all’assistenza dei fisioterapisti.

John Isner (a sinistra) e Nicolas Mahut posano di fianco al tabellone che riporta il punteggio del loro storico incontro

Con la durata di 11 ore e 5 minuti effettivi di gioco, questo match è ufficialmente il più lungo della storia del tennis. Diversi altri record sono caduti durante la storica partita: il maggior numero di game giocati (183), il numero di ace totali (216, dei quali 113 di Isner e 103 di Mahut), il set più lungo della storia (il quinto, 8 ore e 11 minuti) e il set con il punteggio più alto (138 game).

Infine una curiosità: durante la seconda giornata di gioco il tabellone che segnava il punteggio in campo si è bloccato sul 47-47 e poi si è spento. IBM, il programmatore, ha dichiarato che l’apparecchiatura non era progettata per superare quel punteggio e ha lavorato per risolvere il problema per ore, riuscendoci solo temporaneamente. Anche il sistema di score sul sito ufficiale del torneo è rimasto fermo sul 50-50: resettato a 0-0, la pagina Facebook ufficiale dell’evento ha postato un messaggio agli utenti che chiedeva di «aggiungere 50 ai punteggi di Isner e Mahut».

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