Massimo Gramellini: «il libro scritto mentre aspettavo mio figlio»

Lo ha aspettato per nove mesi. Impaziente, con trepidazione, scandendo il passare del tempo con una semplice penna. Massimo Gramellini voleva mettere per iscritto quelle sensazioni. Scrivere quindi un romanzo che parlasse del piacere dell’attesa, del momento prima della nascita di suo figlio. È di questo che tratta Prima che tu venga al mondo, «un’opera rivolta a tutti ma soprattutto alle donne che hanno una sensibilità speciale», spiega a MasterX lo stesso autore, a margine della presentazione che si è svolta domenica 24 novembre, in una delle due giornate di Vanity Fair Stories.  

«La vera novità è fare un figlio alla mia età», scherza l’autore, «quella è la grande sfida». Massimo Gramellini (Torino, 1960) spera che tra 15 anni  «a Tommaso verrà voglia di sfilare questo libro dallo scaffale pensando che suo padre lo ha scritto per lui». Di fatto, Prima che tu venga al mondo è un’eredità rivolta all’ultimo arrivato, un insieme di storie che hanno segnato la vita del giornalista.

E’ stato un periodo di forti emozioni. «Ho fatto il percorso inverso rispetto a mia moglie», ride Gramellini. In questi nove mesi ha perso otto chili. Confessa anche di aver smesso di mangiare dolci. «Mi piace pensare che quei chili li abbia trasmessi a Tommaso», racconta.

 Anche il piccolo Tommaso sarà un giornalista? «Non mi permetterei mai di istradarlo verso una professione. Quello che gli auguro è fare qualcosa nella vita che lo renda veramente felice, la ragione per cui è venuto al mondo». 

Secondo Gramellini infatti ogni uomo è fatto di tre cose: il Dna dei propri genitori, l’ambiente in cui cresce e quello che James Sigman chiama il demon. Ogni essere umano infatti è mosso da un demone che lo spinge a realizzare le proprie passioni. «La difficoltà è trovarlo», ammette Gramellini, «molto spesso non riusciamo veramente a capire qual è il nostro talento». Lo scrittore ed editorialista del Corriere della Sera assicura che lui, il suo demone, lo ha scoperto molto giovane: «L’ho scoperto abbastanza presto, poi ho abbandonato il desiderio perché non conoscevo nessuno nel mondo dei giornali e non sapevo come entrare in quel mondo». Ma poi, quando meno se lo aspettava, gli è capitata un’opportunità:  «i desideri sono così: tu li lasci nell’universo, poi te li dimentichi ma loro continuano. È come un seme, prima o poi ti tornano indietro».

Virginia Nesi

LAUREATA IN SCIENZE UMANISTICHE PER LA COMUNICAZIONE A FIRENZE. HA DUE MASTER IN GIORNALISMO: UNO REALIZZATO ALL'UNIVERSITÁ SAN PABLO DI MADRID E L'ALTRO ALLA IULM DI MILANO. APPASSIONATA DI POLITICA ESTERA E SOCIETÁ, HA VINTO IL PREMIO "WALTER TOBAGI 40 ANNI DOPO" E LA MENZIONE SPECIALE AL PREMIO VERA SCHIAVAZZI. HA SCRITTO "MEZZO SOSPIRO DI SOLLIEVO"(PIEMME).

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