Caso Dj Fabo – Cappato:
la sentenza e gli effetti sulla legge

Il 23 dicembre 2019 Marco Cappato è stato definitivamente assolto nel caso della morte di Dj Fabo. Il 27 febbraio del 2017 il musicista aveva scelto di finire i suoi giorni in una clinica in Svizzera. Motivo della sua decisione l’infermità quasi totale causata da un incidente in moto. Cappato lo aveva accompagnato e il giorno successivo si era autodenunciato. Dopo un lungo iter giudiziario,  arriva la sentenza della Corte d’Assise di Milano: non si è trattato di aiuto al suicidio e “il fatto non sussiste”. La sentenza è stata accolta con soddisfazione non solo da Cappato e dai sostenitori di una regolamentazione sull’eutanasia, ma anche dalla famiglia del giovane Dj.

La sentenza della Corte Costituzionale

Il 25 settembre, la Corte Costituzionale aveva stabilito la non punibilità dell’esponente dei Radicali, chiedendo un intervento del Parlamento per colmare un “vuoto legislativo”. Il silenzio dello Stato nei mesi successivi, però, aveva portato i giudici della consulta a decidere in materia. Da qui l’apertura al suicidio assistito in una “sentenza monito” di importanza storica che asserisce che «chi agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli, non è punibile».

La Corte aveva sollecitato l’intervento del Parlamento, con l’invito a verificare sia le condizioni richieste per il suicidio assistito che le modalità di esecuzione da parte di una struttura pubblica del Servizio sanitario nazionale, secondo il parere del comitato etico territorialmente competente.

La Corte d’Assisi

A pronunciarsi ulteriormente sulla vicenda, la Corte d’Assise di Milano, “costretta” a processare il tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni in seguito alla sua autodenuncia dopo il suicidio assistito di Fabo. In Italia il paziente avrebbe potuto chiedere di sospendere l’alimentazione con il sondino e di essere sedato. Tale procedura, però, avrebbe comportato sofferenze che Fabo non voleva né per sè, né per i suoi cari.

la sentenza della Corte Costituzionale per la legge

La decisione della Corte Costituzionale è quindi di impronta storica. Si tratta dell’inizio di un percorso di presa di coscienza ancora lungo, ma che dopo la sentenza dovrà essere ufficializzato con delle specifiche leggi che lo Stato dovrà emanare. Una sentenza monito, infatti, invita il legislatore a intervenire in presenza di un vuoto normativo, poiché spesso i giudici si trovano a svolgere il compito che dovrebbe essere del Parlamento, cioè “creare diritto”. Cosa succederà adesso? Sicuramente, le norme che permettono a un soggetto di decidere cosa fare della propria vita qualora una malattia incurabile o un’infermità lo colpissero, non bastano più. Il biotestamento permette di stabilire cosa ne sarà delle proprie ultime ore di vita, ma l’eutanasia, intesa come atto finalizzato a procurare la morte al paziente per mano medica, in Italia non è ammessa. Chi desidera avvalersene, deve recarsi almeno in Svizzera.

Il Parlamento, quindi, è chiamato a intervenire sul suicidio assistito. In Italia il soggetto che lo richiede deve essere in grado di porre autonomamente fine alla propria esistenza. Il medico dunque non dovrebbe intervenire in prima persona nella morte, ma prescrivere al malato i farmaci che dovrà ingerire per suo conto. In caso non fosse in grado di farlo, il paziente dovrebbe azionare da solo il sondino che permette di assimilare la miscela fatale. Tutto questo era ovviamente impossibile per DJ Fabo, il quale ha dovuto richiedere l’aiuto e l’assistenza di Cappato. Il caso ha dimostrato che l’infermità fisica di un paziente che vuole morire non corrisponde ad un’incapacità mentale di prendere decisioni per se stesso e che dunque la legge deve rispondere alle esigenze di chi non può agire autonomamente ma può decidere in maniera indipendente e libera della propria esistenza.

Nei prossimi anni, dunque, i giudici di tutti i gradi inferiori dovranno seguire l’orientamento della sentenza emessa in materia e lo Stato è chiamato a colmare le lacune legislative sottolineate dalla Corte Costituzionale.

 

 

 

Gabriella Mazzeo

24 anni, giornalista praticante. Attualmente scrivo per MasterX, prossimamente scriverò per qualsiasi testata troverete in edicola. Per ora intaso il vostro internet, fra diversi anni forse anche le vostre tv. Nel dubbio, teniamoci in contatto

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