Google chiude il progetto Dragonfly, browser “pulito” per il mercato cinese

Si era già ventilata l’ipotesi mesi fa, dopo uno scontro tra i membri del board della privacy di Google, ma ora è ufficiale. Dragonfly, un motore di ricerca creato appositamente per rispondere alle stringenti censure del governo cinese, è stato chiuso definitivamente. È stato il vice presidente della sezione Public Policy & Government Affairs di Google, Karan Bhatia, ad annunciare la fine dello sviluppo del prototipo davanti al senato americano.Il pubblico aveva appreso dell’esistenza di questo progetto nell’agosto 2018, tramite un’inchiesta di The Intercept.

Dragonfly è un prototipo di motore di ricerca basato sul primo esportato dal colosso americano in Cina: Google.cn. Come quell’esperimento fallito, anche il nuovo browser avrebbe filtrato in partenza i contenuti bloccati dalla censura di stato. Ma soprattutto, non avrebbe notificato agli utenti l’avvenuto blocco di determinati siti indesiderati.

La notizia della chiusura del progetto non desta comunque troppa sorpresa, in quanto già da tempo l’idea di un motore di ricerca censurato per il mercato cinese era stata accantonata dal colosso di Mountain View. Lo ha riportato un portavoce della società interpellato da BuzzFeed. Se fosse stato introdotto, Dragonfly avrebbe comunque avuto un grande gap competitivo da recuperare rispetto ai cinesi Baidu e Sogou, i suoi principali competitor.

Le proteste intorno a Dragonfly si sono scatenate fin dalla diffusione dell’inchiesta di The Intercept, con dipendenti e pubblico che lamentavano la mancanza di trasparenza. Anche Amnesty International ha inviato una lettera aperta accusando Google di aver ceduto agli abusi sui diritti umani. Alla fine, perciò, il colosso americano ha valutato che le difficoltà incontrate nello sviluppo del progetto fossero troppe per essere colmate.

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