TikTok e le linee guida che censurano quello che non piace a Pechino

Da diverso tempo ormai, sugli smartphone della maggior parte degli under 20 c’è una nuova stella del social: si chiama TikTok ed è un’app disponibile in 34 lingue con 150 milioni di utenti attivi, prima nei download nel 2018 con 45,8 milioni di click sui vari App Store. Sono in pochissimi però a conoscerla con il suo nome cinese, Douyin, e ancora meno persone sanno che il social è nato proprio in Cina ed è la vera alternativa a facebook per i giovani orientali con un tasso di iscrizione pari a 1 ragazzo su 10.

Si tratta di una piattaforma di video musicali amatoriali sulla quale gli utenti possono creare brevi clip fino a un massimo di 60 secondi, aggiungendo effetti speciali a piacere. Lo slogan di TikTok è “Make Every Second Count”  e i suoi moderatori, vista la diffusione mondiale del social, prendono molto sul serio i contenuti pubblicati. L’app è diventata da subito un punto di riferimento per i giovani cinesi, abbastanza da diventare anche una piazza virtuale sulla quale passare messaggi politici. Ed è per questo che tramite delle linee guida più che mai dettagliate, TikTok sta censurando video scomodi a Pechino.

Le linee guida

ByteDance, la società pechinese proprietaria del social, sta portando avanti l’immagine che la Cina vorrebbe trasmettere di sé in politica estera tramite la home del suo social più popolare nel mondo. Banditi quindi i video che citano, o anche solo ricordano con rimandi involontari, l’indipendenza del Tibet, il gruppo religioso Falun Gong, Piazza Tiananmen e le recenti proteste di Hong Kong. Il sospetto è nato proprio osservando l’aggressivo filtraggio dei video riguardanti le proteste degli ultimi mesi: nonostante l’argomento fosse molto sentito dai giovani, era difficile trovare online video che si riferissero a quanto stava accadendo. Sulla home, soltanto qualche indizio di generici “disordini”.

Le linee guida dividono il materiale vietato in due categorie: alcuni contenuti sono violazioni e come tali vengono cancellati in maniera definitiva dal sito, portando all’esclusione dal social dell’utente. Altri video invece vengono contrassegnati come infrazioni minori. Non vengono quindi rimossi, ma contrassegnati come visibili soltanto per l’utente. L’iscritto , il cui video viene diffuso in maniera limitata attraverso il feed curato dall’algoritmo di TikTok, non può sapere quindi chiaramente se ha pubblicato un contenuto contrario alle linee guida  o se semplicemente il post non è stato ritenuto abbastanza rilevante dall’app da essere condiviso su scala più ampia e diventare così virale.

Le regole, pensate principalmente per gli utenti cinesi, sono collocate in un contesto che vuole sembrare generale e condiviso su scala mondiale. Il divieto di criticare il governo cinese rientra nella sezione “critiche/attacchi a politiche, regole sociali di qualsiasi Paese, come la monarchia costituzionale, la monarchia, il sistema parlamentare, la separazione dei poteri, il sistema socialista ecc.”. Si incorre in violazione anche se si demonizza o si distorce la storia locale e di altri Paesi. Esempio, il genocidio cambogiano e gli incidenti di Piazza Tiananmen“. Proprio questo episodio, che ha visto la morte di due persone, è uno dei maggiori tabù in Cina nonostante nel resto del mondo sia facile rintracciare online la storia di quanto accaduto. Due giovani si sarebbero dati fuoco, forse per protesta, ma per le autorità, si è trattato di un’azione dimostrativa del gruppo religioso Falun Gong, la cui soppressione era però già in atto dal 1999, tanto da aver reso la pratica del culto molto meno diffusa in pubblico.

Un’altra regola più generica vieta “argomenti controversi, come il separatismo, la religione, conflitti tra sette, gruppi etnici e conflitti tra Paesi“. Non si può dunque incitare all’indipendenza dell’Irlanda del Nord, della Cecenia, del Tibet e i Taiwan. Addirittura, secondo le linee guida, non si può parlare di conflitti tra bianchi e neri. Il social vieta anche una lista di 20 leaders stranieri considerati figure sensibili. Tra questi Kim Jong-il, Kim Il-sung, Mahatma Gandhi, Vladimir Putin, Donald Trump, Barack Obama, Kim Jong-un, Shinzo Abe, Park Geun-Hee, Joko Widodo and Narendra Modi. Assente dalla lista Xi Jinping, il presidente cinese.

Bytedance si difende

Bytedance ha dichiarato che la versione dei documenti riguardanti le linee guida discusse è stata ritirata a maggio, prima delle attuali proteste di Hong Kong, e che nessuna delle regole attuali farebbe riferimento a paesi o problemi specifici. Secondo il social, prima della diffusione mondiale, TikTok cercava di ridurre al minimo i possibili conflitti sull’app. Per evitare questo, sarebbero stati rimossi o censurati contenuti che promuovevano violenza. Quando l’app ha iniziato a decollare a livello globale, il team si sarebbe attrezzato per fare in modo che fossero i team locali a creare delle linee guida basate sulla comprensione di ciascun mercato secondo il Paese al quale ci si approcciava. TikTok, quindi, dichiara di avere attualmente in atto politiche basate su dinamiche locali.

 

 

 

Gabriella Mazzeo

24 anni, giornalista praticante. Attualmente scrivo per MasterX, prossimamente scriverò per qualsiasi testata troverete in edicola. Per ora intaso il vostro internet, fra diversi anni forse anche le vostre tv. Nel dubbio, teniamoci in contatto

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