Russia-Ucraina, prove di guerra o spot elettorale?

Da una parte un paese spaccato, in guerra, con una capitale dove parlare ucraino diventa addirittura un atto politico. Dall’altra una grande potenza sotto sanzioni economiche dalla comunità internazionale. In mezzo le acque contese tra Russia e Ucraina. I fatti recenti nel mare d’Azov sono soltanto gli ultimi episodi della guerra tra i due Stati: domenica 25 novembre tre navi di Kiev sono state colpite e sequestrate dalla marina russa all’imbocco dello stretto di Kerch, la porta d’accesso dal Mar Nero al Mare d’Azov dove Mosca è presente dopo l’annessione della penisola. Le imbarcazioni, secondo quanto ha ricostruito la stampa, si stavano dirigendo verso il porto ucraino di Mariupol, snodo commerciale per grano e combustibili fossili. Secondo i russi le navi erano sprovviste del permesso al passaggio, circostanza negata da Kiev che ha parlato invece di provocazione russa. 24 marinai ucraini sono stati fermati e condannati a due mesi di detenzione per aver attraversato illegalmente il confine. Dal febbraio 2014, quando la Russia invase la Crimea, il conflitto tra Mosca e Kiev ha causato oltre 10mila morti. Come possiamo leggere questo nuovo fatto geopolitico?

russia

Lo abbiamo chiesto a Eleonora Tafuro, ricercatrice presso l’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI), tra i principali think tank italiani, dove si occupa di Russia, Caucaso e Asia Centrale. «Credo che in questo caso Kiev abbia voluto provocare Mosca», spiega l’esperta a MasterX a pochi giorni dall’episodio che ha riacceso l’attenzione sull’est Europa. «Secondo quanto dice Mosca le verifiche riguardano tutte le imbarcazioni e durerebbero poche ore, mentre Kiev denuncia che queste finiscono per ritardare il passaggio solo delle proprie navi dirette ai porti ucraini sul Mar Nero». Come ha ricordato la ricercatrice Ispi in un articolo sul sito del think tank, c’è un trattato del 2003 che disciplina il transito lungo lo stretto: il passaggio è libero per le navi di entrambi i Paesi. «Ma dal 2014, ovvero da quando la Russia controlla de facto la Crimea, le cose sono cambiate».

Russia

La Russia e i controlli sullo stretto

Sono cambiate anche perché Mosca ha inaugurato proprio quest’anno un ponte da 7,5 miliardi di dollari che collega la Russia alla città di Kerch, in Crimea, un’infrastruttura (visibile anche dalla cartina) più simbolica che strategica secondo il New York Times. Per il presidente russo Vladimir Putin quella striscia d’asfalto lunga quasi 20 km collega la penisola alla madrepatria e gli effetti economici del ponte, in termini turistici, risultano secondari rispetto a un disegno geopolitico che Mosca coltiva da anni sull’area. Stando sempre al NYT, in meno di un anno sarebbero state circa 300 le navi ucraine e di altri paesi fermate e ispezionate dai russi (addirittura 750 secondo il Corriere della Sera). L’arresto dei marinai ucraini e il sequestro delle navi sarebbero dovuti a manovre giudicate pericolose vicino al ponte e senza l’autorizzazione al passaggio. «La Russia – aggiunge Eleonora Tafuro – non ha però alcun interesse a una escalation. Le basterebbe che alle prossime elezioni presidenziali a Kiev vincesse un politico più manovrabile come Timoshenko».

È stata l’Ucraina dunque a provocare una reazione da Mosca? Nell’ex satellite sovietico è in corso una campagna elettorale per le presidenziali di fine marzo 2019 e l’attuale presidente Petro Poroshenko è in calo di popolarità. Da poche ore è in vigore la legge marziale, una misura che il Governo di Kiev ha preso come reazione ai fatti di Kerch e che durerà 30 giorni: le zone coinvolte sono le dieci regioni ucraine che confinano con la Russia. «Se l’ovest del Paese è tranquillo, ci sono aree dell’Ucraina ancora in guerra con mine anticarro che fanno vittime tra i civili. Gli scontri sono continui come riportano i report dell’Osce, l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa».

Russia

Il ruolo di Ue e Nato

Alla finestra degli scontri restano Europa e Nato, entrambe interessate alle vicende ucraine e agli atteggiamenti russi. «È presto per capire quale ruolo potrà svolgere la Nato – aggiunge la ricercatrice Ispi – soprattutto perché né Russia, né Ucraina ne fanno parte. Il Cremlino, è ovvio, contrasta qualsiasi ipotesi che Kiev finisca nella Nato perché il paese è strategico, di transito per il gas russo, oltre che un ex membro del Patto di Varsavia. Per quel che riguarda l’Unione Europea, va detto, non è mai stata offerta alcuna prospettiva di membership concreta all’Ucraina da parte di Bruxelles». In attesa di capire quali saranno le prossime mosse per il capitolo sanzioni alla Russia, l’Ue si è espressa con più voci, predicando calma. La Cancelliera tedesca Angela Merkel ha commentato: «Sappiamo che bisogna trovare una soluzione ragionevole attraverso il dialogo e non attraverso un conflitto militare».

A conferma infine che quanto accaduto tra Mosca e Kiev non sia soltanto un fatto di secondo piano nello scacchiere internazionale, il Presidente Usa Donald Trump ha fatto sapere tramite Twitter che l’incontro bilaterale con il Presidente russo Vladimir Putin, in programma Buenos Aires dove è in corso il G20, non si terrà proprio a causa del sequestro delle navi e l’arresto dei marinai ucraini nel Mare d’Azov.

 

No Comments Yet

Leave a Reply