Elezioni nel Regno Unito: trionfa Boris Johnson

Vittoria a valanga per Boris Johnson nel Regno Unito. I conservatori hanno ottenuto 343 seggi e il 43,3 per cento. Per la sinistra laburista si tratterebbe della peggiore sconfitta dal 1935: 201 seggi e il 32,7 per cento dei voti. La forza Brexit Party del candidato Farage non ha ottenuto nessun seggio ribaltando completamente il risultato ottenuto durante le elezioni europee del 2019. In Gran Bretagna non si votava a Dicembre dal 1923, ma la questione Brexit ha spinto il Paese a indire nuove elezioni. Lunghe code alle urne e affluenza insolitamente alta: l’esito determinerà i termiti di uscita dall’Unione Europea o la possibile permanenza. Si tratta della quarta chiamata al voto in soli quattro anni. I risultati sono arrivati nella notte tra giovedì 12 dicembre e venerdì 13. I favoriti erano Boris Johnson, attuale premier e leader del partito conservatore, e il laburista Jeremy Corbyn.

L’addio di Corbyn

Dopo il risultato deludente, il laburista Jeremy Corbyn finisce sotto processo. John McDonell, esponente di punta dei laburisti, ha detto che sul futuro del leader «saranno prese decisioni appropriate». Ma a fare un passo indietro è lo stesso Corbyn, il quale afferma che non guiderà più in altre elezioni il partito.

I partiti sulla scheda

Sono stati diversi gli schieramenti in campo. Da Nigel Farage con il Brexit Party ai Liber Democratici (10 seggi e l’11,4 per cento dei voti) con Jo Swinson, il tema principale della campagna elettorale di tutti i partiti è la Brexit. Oltre a Farage, primo promotore dell’uscita dall’Unione Europea senza un accordo, e Swinson, troviamo: il Partito Nazionale Scozzese con Nicola Sturgeon (47 seggi e il 3,9 per cento dei voti), il Partito per l’Indipendenza del Regno Unito con Patricia Mountain (nessun seggio), il Partito Unionista Democratico di Arlene Foster (8 seggi e l’0,8 per cento), il Partito Verde con Jonathan Bartley e Siân Berry Am (1 seggio e il 2,7 per cento dei voti), Plaid Cymru con Adam Price (4 seggi e 0,5 per cento dei voti) e il Sinn Féin di Mary Lou McDonald (6 seggi e 0,5 per cento dei voti). Tanti partiti ma la vera sfida è stata tra Johnson e Corbyn, con una visione differente sull’Unione Europea e il possibile abbandono.

La Brexit: storia di un lungo addio

Boris Johnson, nel suo ruolo di premier dopo la dimissionaria Theresa May, aveva proposto un’uscita dall’Unione Europea entro il 31 ottobre 2019. Non avendo ottenuto la maggioranza in Parlamento, l’urgenza di ritrattare gli accordi ha portato a indire le insolite elezioni. Nel suo programma, il leader conservatore ha promesso l’abbandono dell’UE entro gennaio 2020. A lui si è contrapposto Jeremy Corbyn, inizialmente favorevole al “remain”. La vittoria del no all’appartenenza del Regno Unito all’Unione Europea nel 2016 ha spinto il laburista a rivedere la sua posizione proponendosi come neutrale. L’obiettivo è quello di ritrattare i termini della Brexit: Corbyn infatti ha promess-òè’o di sottoporre i nuovi accordi al popolo inglese in un referendum che chiederà ai cittadini se preferiscono il compromesso o rimanere all’interno dell’Unione Europea.

Gli altri punti del programma

Non solo Brexit però: in Gran Bretagna sono diversi i punti cruciali dei programmi di ogni partito in lizza. In ambito economico i Conservatori hanno proposto più prestiti per investire nelle infrastrutture mediante regole fiscali meno rigide delle vigenti. I laburisti invece hanno puntato tutto sull’aumento delle tasse per i ceti più agiati. Cruciale anche la creazione di un National Transformation Fund per lo sviluppo dei servizi pubblici. Liberal Democratici e il Partito Nazionale Scozzese hanno incentrato il resto del programma economico sullo sviluppo dell’istruzione grazie all’aumento delle tasse aziendali e l’incremento degli ospedali. A proposito di sanità, tutti gli schieramenti hanno avuto fin dalle prime battute della campagna elettorale le idee chiare: l’obiettivo per ognuno dei partiti è investire maggiormente nel sistema pubblico. In particolare, i laburisti puntano alla creazione di una compagnia farmaceutica statale per mantenere bassi i prezzi dei medicinali.

 

Gabriella Mazzeo

24 anni, giornalista praticante. Attualmente scrivo per MasterX, prossimamente scriverò per qualsiasi testata troverete in edicola. Per ora intaso il vostro internet, fra diversi anni forse anche le vostre tv. Nel dubbio, teniamoci in contatto

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