Topolino, il fumetto che ci racconta da 70 anni

Dodici centimetri e mezzo di larghezza per 18 d’altezza, formato tascabile, uscita settimanale, storie a fumetti dei paperi e dei topi più famosi del mondo. In una parola: Topolino. Il fumetto che tutti abbiamo letto almeno una volta, quello che tutti abbiamo in casa da qualche parte, usciva con il primo numero il 7 aprile 1949, esattamente 70 anni fa.

Il primo storico Topolino. Usciva nel 1949, costava 60 lire. Oggi un originale può valere fino a 1300 euro.

Tanto tempo è passato da quel primo numero – il cui originale vale oggi più di mille euro -, ma Topolino è riuscito sempre a rimanere sé stesso, immutabile nei vari cambiamenti radicali che il mondo in questo lungo tempo ha vissuto. Il fumetto forse più amato dagli italiani ha visto arrivare inevitabilmente nelle sue pagine tutte le mode, i miti e le idee del mondo fuori, introiettandole però a modo suo nel proprio universo. Sono Paperopoli e Topolinia i teatri delle tante scorribande di Paperino, lo stesso Topolino, Pippo, Gambadilegno, Qui, Quo e Qua, Paperoga, Paperina, Zio Paperone e i Bassotti. Topolino è un libretto che ha assunto negli anni tutti i contorni e i connotati del fenomeno sociale. È un qualcosa che ha inciso fortemente nella nostra società, sui nostri aspetti, le nostre tendenze. Non è infatti un caso che a 70 anni di distanza si celebri così il compleanno di un fumetto.

L’ultimo numero uscito, il 3306. Evidente il richiamo alla prima storica copertina.

Mercoledì 3 aprile è uscito in edicola il libretto settimanale. La copertina era la stessa del 1949: c’è Topolino, su sfondo rosso, vestito a festa, da membro della “banda cittadina”, quasi a celebrarne un’immaginaria passerella per le vie della città. Stavolta è stata rivisitata, aggiornata quasi, grazie al restyling grafico ad opera di uno dei maestri del fumetto: il veneziano Giorgio Cavazzano, amatissimo disegnatore dal tratto inconfondibile. Insomma, Topolino è vivo, più che mai.

Non è, ovviamente, la prima volta che il fumetto viene celebrato e si autocelebra per i suoi traguardi. È il 27 giugno 1965 quando esce il numero 500, un numero speciale, uno di quelli da collezione al pari del 1000 di dieci anni dopo, del 1500 del 1984 e del 2000 del 27 marzo 1994. Nel 1999 esce il numero 2264, non è cifra tonda ma è quello che celebra il 50esimo compleanno del fumetto. Seguiranno il 2500 del 2003 e il numero 3000 dell’anno 2013. Fino al 3306, l’ultimo uscito, quello della 70esima candelina.

 

«Quando un giornale d’intrattenimento si dimostra capace di passare indenne in mezzo a cambiamenti così profondi – scrive Alex Bertani, direttore di Topolino, nell’editoriale sul supplemento speciale del 3306 – è solo perché ha avuto la capacità di evolversi, di trasformarsi da strumento di evasione a vero e proprio “classico” del nostro tempo, una di quelle presenze forti che possono permettersi il lusso di prescindere dai tempi e dalle mode contingenti, talmente radicato in tutti noi da ritagliarsi un suo preciso spazio nel nostro quotidiano». Ed è proprio così: Topolino è formazione e divertimento, un amico che ci ha accompagnato nella crescita dandoci gli strumenti per poi entrare nel mondo dei grandi. Si impara a leggere, e a leggere il mondo, anche solo sfogliando Topolino.

E poi, ovviamente, si leggono anche tutti quei termini e quelle parole diventati negli anni lo stile editoriale del libretto: gli “sgrunt”, i “gulp”, i “mumble” ma anche gli “screanzato”, “sono desolato”, “me tapino”, “vecchio taccagno”, “malloppo”, “manigoldo”, “filibustiere”. Si potrebbe andare avanti per pagine. Non c’è da stupirsi se pronunci la parola “infingardo” e qualcuno ti risponde, sorridendo, “questa parola non la sentivo dire da Topolino”.

Giorgio Cavazzano, classe 1947, in una foto del 2013.

Le storie, le sue particolarità, sono sempre un fulgido ricordo anche nelle menti dei più adulti. Sono loro, con i loro contenuti, che hanno reso grande Topolino. Frutto anche della bravura dei suoi scrittori e disegnatori. Oltre al già citato Cavazzano, le più belle avventure presenti nel fumetto sono state firmate da maestri come Romano Scarpa, Massimo De Vita, Giovan Battista Carpi, Rodolfo Cimino, Silvia Ziche, Casty, ma anche Sergio Asteriti, Angelo Bioletto, Luciano Bottaro, Guido Scala, Tito Faraci, Giulio Chierchini e tanti, tantissimi altri.

Un buon fumetto poi ha sempre dei buoni protagonisti. Ma in Topolino, nonostante il suo nome possa essere fuorviante, non c’è un unico personaggio principale. Ci sono invece tante storie in ogni numero, ognuna diversa, ognuna con il suo protagonista specifico. E poi ci sono i vip e i personaggi reali che nel tempo sono stati “paperizzati”. Negli anni, solo per citarne qualcuno, hanno vestito becco e piume Sandro Pertini, Piero Angela, Francesco Totti, Alessandro Del Piero, Fiorello, Jovanotti, il giornalista Enrico Mentana, Mike Bongiorno, il rocker Vasco Rossi, Aldo, Giovanni e Giacomo, il mago Casanova, Vincenzo Mollica. Tutti, immancabilmente ribattezzati a tema: ‘Paperotti’, ‘Del Papero’, ‘Paperello’, ‘Papermentina’, ‘Papernova’ e ‘Vincenzo Paperica’, sempre presente nei Topolino usciti durante la settimana di San Remo (‘San Romolo’ nell’universo topolinesco).

La scheda di Vincenzo Paperica.
Topolino numero 1866, “un omaggio a Federico Fellini” si legge in copertina.

Unite a questo anche tutte le grandi parodie. Dalla rivisitazione della Divina Commedia passando per i Promessi Paperi, la Pippodissea, Paperina di Rivondosa, Paperino Don Chisciotte e perché no, anche Paperinik, l’alterego mascherato di Paperino nato dalle menti di Giovan Battista Carpi ed Elisa Penna nel giugno del 1969, ovvio riferimento al Diabolik delle sorelle Giussani.

Da sempre poi il rapporto con la cultura italiana è stato strettissimo. Hanno realizzato soggetti e storie per Topolino Enzo Biagi, Mario Monicelli, Alessandro Baricco (che ha riscritto il suo “Novecento”), Susanna Tamaro, Renzo Arbore. Nel 1991, Giorgio Cavazzano e lo sceneggiatore Massimo Marconi hanno firmato “Topolino presenta: La Strada – Omaggio a Federico Fellini”, una storia a fumetti che ha ricreato le atmosfere del film del 1954 facendo vestire di nuovo a Topolino i calzoncini dei suoi esordi, quelli rossi con i bottoni gialli.

Dal numero 236 Topolino inizia ad uscire settimanalmente proprio come oggi.

Topolino nasce 70 anni fa come mensile edito dalla Mondadori, poi diventa quindicinale ed infine settimanale dal numero 236. Dal 289 diventa tutto a colori. Dal 1701, nel 1988, Mondadori vende il giornalino alla Walt Disney Italia che lo dirige fino al 2013, prima di cederlo alla Panini Comics.

2 ottobre 2013. Dal numero 3019 il fumetto diventa della Panini Comics. Evidente il richiamo in copertina alla rovesciata di Carlo Parola, simbolo dell’azienda.

Tanti cambiamenti, interni ed esterni, ma sempre il solito prodotto. Linguaggio semplice, messaggi semplici, valori condivisi: amicizia, senso civico, educazione, attenzione al mondo che ci circonda per provare a capirlo e farlo capire a chi legge. Topolino è anche un fumetto che ha delle responsabilità. Forma i giovani, gli adulti del futuro. Per questo forse, non si è mai troppo grandi per smettere di leggere Topolino.

Niccolò Bellugi

Senese, laureato in Scienze Politiche. Da toscano capita che aspiri qualche consonante, ma sulla "c" ci tengo particolarmente: Niccolò, non Nicolò. La mia è una sfida: mascherare il mio dialetto originario per poter lavorare in televisione o radio. Magari parlando di Sport. Ma tutto sommato va bene anche un giornale, lì non ho cadenze di cui preoccuparmi.

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