Napoli, la nuova belle époque dalla Ferrante al turismo

Napoli è certamente il principale prodotto d’esportazione italiano. Pizza, mandolino e Vesuvio sono le prime tre parole che vengono in mente a un turista straniero per descrivere l’Italia. È la città italiana con più like su Facebook. Luciano De Crescenzo una volta disse: «Dovunque sono andato nel mondo ho visto che c’era bisogno di un poco di Napoli»- e non aveva tutti i torti visto che negli ultimi anni a Milano c’è stata un’invasione di negozi, pizzerie, trattorie e bar con il nome Napoli. E lo chef Antonino Cannavacciuolo, il più cliccato sul web, rivendica le sue origini napoletane attraverso il suo modo di parlare ed esaltando i gusti e i profumi della Campania. Anche Renzo Arbore con il suo programma su Rai 2 “Guarda, stupisci” ha cercato di insegnare ai millennials la canzone umoristica napoletana, attraverso alcuni video del passato con i protagonisti di una Napoli antica, e quindi intramontabile, e quindi degna di essere ricordata per sempre. 

Eduardo De Filippo definì Napoli come “un teatro a cielo aperto”, grazie ai suoi volti, i vicoli e perché no, i suoi stereotipi più buffi. L’amica geniale di Elena Ferrante ha trasportato i lettori in un mondo magico, una Napoli affascinante, facendo il boom di ascolti in tv grazie alla mini serie di Saverio Costanzo. La magia del suo centro storico, il più grande d’Europa, è infatti anche negli scorci della serie “Gomorra”, “I Bastardi di Pizzofalcone” di De Giovanni, il film “Napoli Velata” di Ferzan Özpetek, Ammore e malavita” dei Manetti Bros, “Passione” di John Turturro, nei cartoni animati “L’arte della Felicità” e “La gatta Cenerentola” e nei video virali del gruppo di youtubers The Jackal e Casa Surace.

Era il 1943 quando i cittadini napoletani liberarono la propria città dall’invasione tedesca, due anni prima della fine della guerra che più di tutte avrebbe lasciato un ricordo indelebile nella mente degli italiani. I napoletani erano stufi della guerra, della violenza e di vedere le proprie bellezze deturpate per colpa di una guerra che non era loro. Fu la prima e l’unica città a liberarsi da sola in Europa, senza l’aiuto degli americani o degli alleati. Napoli stava morendo come i suoi cittadini, ma riuscì a tirarsi su le maniche e, grazie alla famosa arte dell’arrangiarsi, si liberò da sola. In quel periodo di estrema povertà, dove il cibo scarseggiava tremendamente, si mangiava quello che si trovava. Resti dei pacchi di pasta, patate cotte e stracotte ed ecco che nacque la cucina povera napoletana col celebre piatto della pasta e patate (cucinata con la pasta mista, rigorosamente); dai fagioli in scatola uscì pasta e fagioli e così via. Dal periodo buio come la guerra, Napoli si rialzò come una fenice attraverso la cucina saporita ma povera, sempre economica, attraverso le sue bellezze in superficie, le piazze, il mare, il Vesuvio, la cartolina più famosa per descrivere l’italianità, ma anche quella sotterranea, scoprendo un mondo, quella della Napoli Sotterranea, una città sotto la città, che oggi è uno dei siti archeologici più visitati d’Europa con circa tre milioni di visitatori e i due milioni di cunicoli sotto terra.

I napoletani non emigrano ma colonizzano; portano un po’ di Posillipo, di Mergellina, dei Quartieri Sapagnoli e del Vomero in giro per il mondo, insieme ai profumi dei vicoli e delle tavole apparecchiate ai piani superiori. L’indagine di Demographic la colloca solo al quinto posto dietro San Paolo (Brasile), Buenos Aires (Argentina), Rio de Janeiro (Brasile) e Sydney (Australia) per numero di napoletani. 

La lingua napoletana è la lingua più diffusa da Roma a Milano, la seconda lingua ufficiale d’Italia. Ma allora perché fino a poco fa, si tendeva a screditarla con estrema facilità? Napoli è piena di stereotipi, di chi gira senza casco, terra di camorra, di scippi e di violenza, e per ultima la munnezza. Eppure a Napoli da qualche anno è in atto una vera e propria rivoluzione culturale, grazie a quella napoletanità sana e genuina, che differenzia questa città dalle altre. Chi va a Napoli non se ne vuole più andare e se ne innamora. Così è successo per i calciatori che sono passati da lì e che hanno indossato la maglia azzurra: Maradona, Lavezzi, Cavani, Reina ed oggi il talentuoso Insigne ed il capitano Hamšík. De Laurentiis quando nel 2004 acquistò la S.S.C. Napoli aveva intenzione di riportare alla luce l’antica rivalità con la Juventus, e così è stato. Nel giro di poco tempo il Napoli ha scavalcato tutte le serie cadette, affermandosi in Serie A come l’unica vera rivale della Vecchia Signora, aggiudicandosi una Coppa Italia e una Supercoppa italiana. Si sono alternati nel frattempo nomi illustri sulle panchine del San Paolo: Benitez, Sarri ed ora Sir. Carlo Ancelotti, che sventola amore eterno per la città.

 Il Sole 24 Ore scrive che Milano è la città più vivibile d’Italia, ma afferma che: «Napoli è la provincia più giovane d’Italia (con “soli” 119 individui sopra i 65 anni a fronte di 100 ragazzi sotto i 14 anni), seconda per tasso di natalità a pari merito con Catania. E quinta se si prende in considerazione il tasso di mortalità che nel capoluogo campano è tra i più bassi d’Italia; la ripresa è in corso e lo testimoniano le 13 posizioni guadagnate rispetto al 2017. Nell’ultimo anno ha scalato ben 13 posizioni». Il sindaco Luigi de Magistris ha avuto sicuramente un peso notevole nel cambiamento di questa ex capitale. Perché de Magistris ribadisce continuamente il ruolo che Napoli ha avuto nel passato nello scacchiere europeo, una capitale che fu tale per trecento anni. Fu lui, otto anni fa, a insistere affinché il lungomare più famoso d’Italia fosse libero dalle automobili e diventasse pedonale, per permettere ai cittadini e ai turisti di ammirare il panorama fantastico di cui si può godere quando si passeggia per via Caracciolo: il suo golfo che, con il mare, incontra la sagoma incombente del Vesuvio, è uno degli scenari più fotografati e amati di tutto il mondo. I turisti la scelgono anche per il calore della gente e per le specialità culinarie, tra cui spiccano ovviamente la pizza e i golosi dolci come la sfogliatella e il babbà. 

Napoli grazie alle sue vetrine accoglie milioni di turisti ogni anno e così si possono trovare appartamenti su Airbnb a prezzi irrisori ed una linea della Metropolitana che è stata chiamata “Metrò dell’Arte”, in cui spicca la famosa fermata di Toledo, la più bella al mondo da quattro anni a questa parte. L’Aeroporto, da quando c’è de Magistris, ha incrementato i voli e ha attuato un fantastico restyling grazia al quale ha vinto il titolo di “fast and furious”, primo nella sua categoria che premia lo scalo con la maggiore crescita in Europa, poiché passa dai 6.775.988 passeggeri nel 2016 agli 8.577.507 passeggeri nel 2017, con un incremento del 26,6% e del 16,6% grazie ai 9.269.006 del 2018. 

Napoli è un luogo sopravvissuto ad invasioni straniere, eruzioni vulcaniche, terremoti, rivolte popolari e che allo stesso tempo ha prodotto nella sua storia una valanga di arte, curiosità e invidie. Perché chi non è cresciuto a Napoli, in fondo, vorrebbe esserci nato.

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