Addio a Peter Mayhew, il gigante di Star Wars che diede vita a Chewbacca

«It’s him». A George Lucas bastò uno sguardo ai 218 centimetri di Peter Mayhew per capire che quello era l’uomo che cercava. Era il 1975 quando il regista californiano terminava la stesura definitiva della sceneggiatura di Star Wars, lungometraggio ispirato al genere Space Opera sul cui successo al botteghino aleggiavano diverse perplessità da parte di molti addetti ai lavori. La scelta del cast era quasi terminata, mancavano solo pochi tasselli a completare il mosaico. Uno di questi era il copilota da affiancare al contrabbandiere Han Solo, il comandante del pezzo di ferraglia più veloce della galassia, meglio conosciuto come Millennium Falcon. Nell’idea di Lucas il personaggio doveva appartenere alla specie Wookie, degli extraterrestri coperti di pelo, di statura elevata ed in grado di esprimersi solo attraverso lo Shyriiwook, un mix di latrati e ruggiti. Per riprodurre il verso di un wookie, il montatore Ben Brutt aveva mescolato i versi di un tricheco e di un orso, a quel punto mancava solo la persona adatta a indossare il costume composto in fibra di yak.

Peter Mayhew (a destra) interpreta il Minotauro nel film diretto da Sam Wanamaker

Inizialmente per il ruolo si pensò a David Prowse, bodybuilder di 2 metri d’altezza al quale venne poi affidata la parte di Darth Vader. Peter Mayhew non vantava certo una ricca carriera cinematografica: il suo unico lavoro sul set si limitava al ruolo del minotauro nel film fantasy Sinbad e l’occhio della tigre, diretto da Sam Wanamaker. Nella vita lavorava come assistente sanitario al King’s College Hospital di Londra, la città in cui era nato. A causa della sua altezza spropositata (218 centimetri), molte tra le persone intorno a lui sospettavano soffrisse di gigantismo, una condizione clinica caratterizzata da un accrescimento eccessivo delle strutture anatomiche. Un sospetto che sarebbe stato in seguito smentito dai responsi medici, che rilevarono invece la sindrome di Marfan, una patologia che colpisce il tessuto connettivo. Quando George Lucas lo incontrò per la prima volta e gli propose di interpretare il wookie noto come Chewbacca, Peter non ci pensò due volte.

Peter Mayhew, Harrison Ford e George Lucas sul set di Star Wars

Per dare vita al personaggio, Mayhew studiò il comportamento e i movimenti di alcuni animali dello zoo di Londra. La sua interpretazione, perfettamente in sintonia con l’idea di Lucas, contribuì al successo planetario del primo film di Star Wars, rinominato in seguito A new hope (una nuova speranza). Quella che inizialmente sarebbe dovuto essere una pellicola fine a se stessa divenne una vera e propria saga in grado di coinvolgere fan senza distinzione d’età o provenienza. Mayhew venne riconfermato nel cast per il secondo capitolo (il quinto episodio seguendo l’ordine cronologico della saga) L’impero colpisce ancora (1980), durante le riprese del quale riscontrò qualche problema di salute. L’attore che lo sostituì non si rivelò all’altezza dei suoi gesti e della sua mimica, tanto che quando Peter rientrò sul set tutte le scene di Chewbacca vennero girate da capo. Peter ricoprì il ruolo anche ne Il ritorno dello Jedi, La vendetta dei Sith e Il risveglio della Forza. Durante le riprese de Gli ultimi Jedi, cominciate nel 2016, Mayhew si ritrovò a fare i conti con delle condizioni fisiche sempre più critiche, tanto che i panni del wookie vennero indossati dall’ex cestista finlandese Joonas Suotamo. Mayhew venne comunque inserito tra i crediti del film in qualità di consulente.

Mayhew negli ultimi anni sempre più martoriato da problemi fisici

Il 30 aprile del 2019, all’età di 74 anni, Peter Mayhew è stato stroncato da un attacco cardiaco mentre si trovava nella sua casa in Texas. La notizia della sua morte è stata resa nota il 2 maggio direttamente dalla famiglia tramite twitter. Nelle ore successive l’eco del cordoglio si è propagato tra fan, amici e membri dello storico cast di Star Wars. Anche Mark Hamill, l’interprete di Luke Skywalker sul grande schermo, ha voluto ricordare l’amico e collega con un toccante ricordo postato sui suoi profili social.

«Era il più gentile dei giganti, un uomo alto con un cuore ancora più grande che non mancava mai di farmi sorridere, un amico leale che amavo profondamente»

Mark Hamill

 

Mauro Manca

Appassionato di sport e cinema. Scrivo per esigenza e credo in un'informazione libera e leale, amo raccontare storie che intrecciano il tessuto sportivo a quello sociale e politico.

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