«Scrivo da un paese che non esiste più»: addio a Giampaolo Pansa

«Scrivo da un paese che non esiste più: spazzato in pochi istanti da una gigantesca valanga d’acqua, massi e terra piombata dalla diga del Vajont. Circa tremila persone vengono date per morte o per disperse senza speranza; sino a questa sera erano stati recuperati cinquecentotrenta cadaveri. I feriti ricoverati a Belluno, ad Auronzo ed a Pieve sono quasi duecento» è uno dei migliori attacchi giornalistici nella storia d’Italia e porta la firma di Giampaolo Pansa. Si tratta del racconto della tragedia del Vajont. Due giorni da inviato sul posto, poi un articolo estremamente accurato dal punto di vista giornalistico, ma elegante come la trama di un romanzo.

E Giampaolo Pansa, scomparso a 84 anni nella serata del 12 gennaio, firma che ha segnato oltre mezzo secolo di carta stampata, ha raccontato nel corso della sua carriera un’Italia che è stata poi spazzata via da eventi come la strage di Piazza Fontana, da lui seguita come inviato da Milano per La Stampa. Ha descritto la Milano Cenerentola che, grazie al boom economico, vede la sua zucca trasformarsi in carrozza. Non solo ha raccontato una trasformazione, ma ha contribuito al cambiamento creando figure giornalistiche che hanno fatto scuola e che lui non ha mai cercato. Il cronista politico, per esempio, è un ruolo che prende forma grazie alla sua penna: attraverso quella figura, riuscirà ad anticipare all’Italia quella che poi è passata alla storia come Tangentopoli. Testimonia il declino del craxismo, scattando solo col potere della penna l’istantanea della camicia sudata indossata dal leader socialista durante il congresso di Bari.

Come analista politico, Pansa ha dichiarato di aver dato troppa fiducia al PCI “socialdemocratico” o in ciò che poteva nascere dai movimenti referendari di Mario Segni. Nonostante questo, qualunque lettore del Bestiario ricorda le tante intuizioni giuste, su tutte quella riguardante D’Alema e Berlusconi e del feeling che secondo lui avrebbe bloccato l’Italia per 10 anni. Qualunque lettore, insomma, ha passato con Giampaolo Pansa tantissimo tempo, pur non essendosene accorto.

Lo scandalo Lockheed

Uno dei pezzi da lui firmati più ricordati è quello riguardante l’inchiesta svolta sulle pagine del “Corriere della Sera” con Gaetano Scardocchia e Pierluigi Franz. Riguardava la fornitura degli aerei da trasporto C-130, ricevuti dall’Aeronautica Militare a partire dal 1972. Nel 1976, molti dei coinvolti nelle trattative con la Lockheed furono accusati di aver intascato miliardi di lire per favorire l’acquisto degli aerei da parte del Ministero della Difesa italiano. Nel 1979, l’inchiesta portò alla condanna l’ex ministro della difesa Mario Tanassi e numerosi imputati eccellenti del mondo della politica.

Si trattò del primo vero scandalo legato alle tangenti nel nostro Paese. “Lettera a un giornalista morto a New York” è un articolo scritto da Giampaolo Pansa e pubblicato su l’Espresso nel novembre del 1993 in cui il cronista ricorda il collega Gaetano Scardocchia, morto nello stesso anno. Con lui, gomito a gomito, aveva scritto a quattro mani l’inchiesta sulla prima grande pagina oscura italiana. « Fu il nostro protoscandalo tangentizio. Disseppellito, pezzo dopo pezzo, con l’aiuto di quella giovane volpe di Pierluigi Franz». Di lui, Pansa racconta le strigliate sul metodo di lavoro definito dallo stesso Franz approssimativo. «”Ma come? Non siete mai stati in una cancelleria di tribunale? Non sapete consultare l’archivio di una Camera di Commercio? Allora che giornalismo investigativo pretendete di fare?” E noi, a testa bassa, giù a provare, riprovare, passando di errore in errore, perché non c’era nessun Sant’Antonio Di Pietro a cui votarci, allora» scriveva in ricordo di quegli anni.

I saggi e le polemiche

La verve polemica di Pansa non era una novità per quei lettori che avevano imparato a conoscerlo dai suoi primi articoli di giornale. Per qualcuno, invece, diventò argomento di discussione grazie ai titoli dei suoi saggi. Nel mirino, il mondo dei giornali e della politica: “Comprati e venduti”, “Carte false”, “Lo sfascio”, “Il malloppo” e “Carta straccia” sono solo alcuni dei titoli con i quali rivendicava con orgoglio il ruolo di “rompiscatole”, epiteto che diede il titolo anche a un libro autobiografico.

Lo scritto per il quale Pansa è ancora oggi ricordato dai più è “Il Sangue dei vinti“, che suscitò polemiche non lievi nell’anno di pubblicazione. Diede voce ai “vinti” tra il maggio del 1945 e la fine del 1946: qui i partigiani sono ritratti nelle vesti di aguzzini e seviziatori, sicuramente realistiche in tempi di guerra. Storie di stupri, torture, cadaveri violati e fucilazioni di massa. «Dopo tante pagine scritte sulla Resistenza e sulle atrocità commesse – disse Pansa a Repubblica – mi è sembrato giusto vedere l’altra faccia della medaglia. Ossia quel che accadde ai fascisti dopo il crollo della Repubblica sociale».

Alla sua precisione storiografica, Pansa affiancava una scrittura narrativa di rara bellezza: questo rese il libro un bestseller dando il via a un vero e proprio filone editoriale sul ciclo dei vinti, dedicato alle efferatezze della Resistenza. Anche Repubblica, dopo la pubblicazione de “Il Sangue dei Vinti”, discusse i presupposti e il metodo del lavoro storico-narrativo di Pansa. Alle critiche, il giornalista reagiva con la sua solita veemenza, dedicando alle polemiche intere pagine di libri successivi al suo grande successo. Nonostante l’acceso dibattito, l’opinione pubblica ha sempre ricordato il lavoro del creatore del Bestiario come un giornalismo lucido ma narrativo nell’accezione più positiva del termine.

Pansa, sia per i lettori che per i nuovi giornalisti, resta una delle firme più autorevoli e lungimiranti del giornalismo italiano.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Gabriella Mazzeo

24 anni, giornalista praticante. Attualmente scrivo per MasterX, prossimamente scriverò per qualsiasi testata troverete in edicola. Per ora intaso il vostro internet, fra diversi anni forse anche le vostre tv. Nel dubbio, teniamoci in contatto

No Comments Yet

Leave a Reply