Anche dopo la tragedia in Etiopia, i B737 europei continuano a volare

Iniziano a sorgere dei dubbi sulla sicurezza e sui sistemi di controllo del Boeing 737 Max 8. L’incidente di domenica 10 marzo in Etiopia, nel quale sono morte 157 persone tra cui 8 italiani, ha infatti un precedente: a ottobre dello scorso anno il volo 360 di Lion Air è precipitato poco dopo il decollo da Giacarta, in Indonesia, provocando 189 vittime. L’episodio era stato particolarmente discusso perché il 737 Max 8 caduto era nuovo e impiegato a pieno regime solo da 3 mesi.

Le autorità etiopiche hanno reso noto che le scatole nere dell’aereo caduto domenica sono state recuperate ma i resti non sono ancora stati analizzati, quindi le cause dell’incidente non sono ancora del tutto chiare.

Cina ed Etiopia lasciano a terra i B737, l’Europa no

Dopo questa nuova tragedia, l’Agenzia europea per la sicurezza aerea (Easa) ha deciso di non bloccare questi aerei anche se sta «monitorando da vicino» la situazione. Secondo quanto dichiarato dal portavoce, è troppo presto per fornire indicazioni alle compagnie europee o per agire.

L’ente per l’aviazione civile cinese, l’Ethiopian Airlines e la Cayman Airways hanno invece deciso di lasciare a terra quello specifico modello di aereo.

In Cina sono sotto esame 96 esemplari: coinvolte Air China, China Eastern Airlines, China Southern Airlines e Hainan Airlines.

La compagnia aerea africana ha spiegato che si tratta di una misura precauzionale: «anche se non sappiamo ancora la causa dell’incidente, abbiamo deciso di lasciare a terra questa flotta in particolare come misura di sicurezza extra», ha dichiarato in una nota.

La Corea del Sud ha disposto un’indagine «precauzionale» senza bloccarli, Flydubai (la compagnia aerea di proprietà del governo di Dubai) invece ha confermato la fiducia sull’aereo di cui possiede undici esemplari oltre a due Max 9.

Che cosa succederà in Italia?

Per quanto riguarda l’Italia, l’Associazione nazionale piloti ha richiesto all’Ente nazionale dell’aviazione civile (Enac) di intervenire su tutte le compagnie italiane che hanno in uso i Boeing 737 Max 8 «mettendo a terra le macchine e facendo i controlli necessari».

Enac ha dichiarato che «gli aeromobili di questo modello nella flotta italiana sono 3, in uso alla compagnia Air Italy. Dalle verifiche condotte si conferma che il vettore italiano opera in piena osservanza delle prescrizioni operative emesse dal costruttore Boeing e approvate dalla Faa, Ente americano certificatore dei velivoli, dopo l’incidente di ottobre. Le prescrizioni riguardano sia la formazione dei piloti, sia l’aggiornamento dei manuali di volo». Enac non sembra dunque intenzionata ad effettuare ulteriori controlli.

Air Italy in una nota afferma che «la sicurezza dei nostri passeggeri è da sempre la principale priorità. Con riguardo al B737 Max 8 e a tutti gli aeromobili operativi in flotta, la compagnia si trova in piena conformità con le disposizioni delle autorità aeronautiche e alle procedure operative e direttive del costruttore. La società è inoltre in costante contatto con le autorità e ne seguirà le direttive con l’obiettivo di garantire un servizio improntato alla massima sicurezza del volo».

Intanto la Procura di Roma ha aperto un fascicolo di indagine in relazione alla morte degli otto italiani. Il procedimento, coordinato dal procuratore Giuseppe Pignatone, è al momento senza indagati e ipotesi di reato.

I rottami del B 737 Max 8 precipitato a 40 km da Addis Abeba
B737 Max 8: uno dei maggiori successi commerciali della Boeing

Per Boeing il doppio incidente è una pessima notizia, soprattutto perché la serie Max rappresenta il 64% della produzione dei prossimi 15 anni. Le ordinazioni del 737 Max 8 sono state finora 903, venti delle quali di Air Italy. In totale, sono le ordinazioni di tutte le versioni della serie Max sono state 5.011, di cui a gennaio ne risultavano consegnate 350.

Il 737 Max 8 è in commercio da un paio di anni e si è rivelato uno dei più importanti successi commerciali per Boeing: secondo le analisi di Bloomberg, le sue vendite producono ricavi annui pari a 30 miliardi di dollari. L’aeroplano viene impiegato per tratte di medio-lungo raggio ed è molto richiesto per i suoi minori consumi rispetto ad altri modelli con capacità analoghe.

Alcuni suoi strumenti funzionano però diversamente da altri modelli e, secondo alcuni esperti, Boeing non avrebbe comunicato a sufficienza queste differenze alle compagnie aeree e di conseguenza ai loro piloti.

Le analisi eseguite in seguito all’incidente del 29 ottobre scorso in Indonesia avevano evidenziato problemi con il sensore della velocità e dell’angolo di attacco (l’angolo tra l’ala e la direzione relativa del vento, un indicatore importante sulla portanza dell’aereo). La casa madre di Seattle aveva emesso un bollettino indicando come agire se ci si fosse trovati di fronte agli stessi inconvenienti. Boeing in una nota avverte che «la sicurezza è la nostra priorità principale, stiamo prendendo ogni misura per capire tutti gli aspetti lavorando in stretto contatto con gli investigatori e tutte le Authority coinvolte. Non abbiamo alcuna base per dare indicazioni agli operatori».

Chi sono le otto vittime italiane?
  • Sebastiano Tusa, archeologo italiano di fama mondiale di 66 anni, era assessore ai Beni Culturali della Regione Siciliana e Sovrintendente del Mare della Regione. Era diretto in Kenya per partecipare ad un progetto dell’Unesco.
  • Carlo Spini, medico di 75 anni e presidente di Africa Tremila, da molti anni si recava in Africa per concretizzare alcuni dei più importanti progetti della Ong bergamasca. Con lui c’era anche la moglie Gabriella Viggiani, 74 anni, infermiera.
  • Matteo Ravasio, 52 anni, commercialista con studio a Bergamo, era a sua volta membro della Ong Africa Tremila in qualità di tesoriere.
  • Pilar Buzzetti, romana di 31 anni, laureata alla Luiss, lavorava per il World Food programme per l’Onu. Si stava recando a Nairobi dove avrebbe partecipato alla conferenza sul clima organizzato dalle Nazioni Unite.
  • Rosemary Mumbi, 48 anni, era anche lei impegnata con il World Food programme e aveva un passaporto italiano.
  • Paolo Dieci, romano di 58 anni, era presidente del Comitato internazionale per lo sviluppo dei popoli (Cisp) e della rete Link 2007, un’associazione di coordinamento consortile che raggruppa importanti Ong italiane.
  • Virginia Chimenti, 26 anni, era romana, si era laureata all’Università Bocconi di Milano e lavorava per una organizzazione non profit.
Eleonora Fraschini

Giornalista pubblicista e praticante, appassionata di fotografia, politica e ambiente. Nata sulle sponde del lago ma milanese nel cuore.

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