Empoli, muore di arresto cardiaco durante un controllo dei Carabinieri

Era entrato dentro un money transfer per inviare 20 euro ai suoi familiari il tunisino morto per arresto cardiaco ieri pomeriggio ad Empoli, in provincia di Firenze. «Voglio mandare questi soldi ai miei familiari in Tunisia» aveva detto al titolare del “Taj Mahal”, esercizio per rimesse estere e negozio di spezie e prodotti etnici in centro a Empoli, ma l’indiano proprietario del posto non gli aveva creduto e sospettando che la banconota in questione fosse falsa aveva chiamato il 113.

A quel punto il 31enne nordafricano ha dato in escandescenza e, forse anche alterato dall’assunzione di alcol, ha tentato di danneggiare il negozio e aggredire il proprietario. I carabinieri sono giunti sul posto ed hanno controllato i documenti dell’uomo. Molto agitato, quest’ultimo è schizzato fuori dal locale rifugiandosi nella macelleria dall’altro lato della strada. Lì i due carabinieri lo hanno prima ammanettato e poi, visti i suoi tentativi di divincolarsi scalciando continuamente, si sono fatti dare una corda per legargli anche le caviglie.

Sul posto è poi giunta una dottoressa del 118 per sedarlo, ma dopo pochi minuti l’uomo ha accusato un malore e ha perso conoscenza. I tentativi di rianimarlo sono andati avanti per circa un’ora, senza risultati: l’uomo è deceduto per arresto cardiaco verso le 20.

In queste ore la Pm titolare delle indagini, Christine von Borries, sta ascoltando il personale della polizia e anche quello sanitario intervenuto nelle fasi del controllo, per fare luce sulla dinamica dell’episodio. Il magistrato vuole capire se il tunisino sia stato soccorso quando ha accusato il malore e se manette e corda hanno avuto conseguenze sulle operazioni di rianimazione effettuate da un medico del 118. Gli accertamenti su quanto accaduto sono condotti dalla squadra mobile della questura di Firenze. Piena vicinanza ai carabinieri da parte del Ministro degli Interni Matteo Salvini: «Tutto il mio sostegno ai poliziotti che, aggrediti e morsicati, hanno fatto solo il loro lavoro: per fermare un violento ed evitare altri danni si usano le manette, non le margherite».

Niccolò Bellugi

Senese, laureato in Scienze Politiche. Da toscano capita che aspiri qualche consonante, ma sulla "c" ci tengo particolarmente: Niccolò, non Nicolò. La mia è una sfida: mascherare il mio dialetto originario per poter lavorare in televisione o radio. Magari parlando di Sport. Ma tutto sommato va bene anche un giornale, lì non ho cadenze di cui preoccuparmi.

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