“Siedi il bambino”, ed è subito circo mediatico

"Siedi il bambino", ed è subito circo mediatico- MasterX

Da una semplice scheda di consulenza pubblicata sul sito dell’Accademia, è stato creato un vero e proprio caso giornalistico. La Crusca scrive e i mezzi di comunicazione ribattono. Anzi, si oppongono senza documentarsi. «Magari il documento non era particolarmente semplice da leggere, ma non permetteva niente, spiegava quale fosse la situazione odierna, tra norma e italiani regionali». Lo ha detto a MasterX la sociolinguista Vera Gheno facendo riferimento alle polemiche scoppiate sul caso ‘siedi il bambino’ e ‘esci il cane’. «L’aggravante è che molti altri giornalisti hanno scelto di riprendere quella notizia senza controllare la fonte primaria, che invece è liberamente disponibile in rete», continua. Vera Gheno ha un dottorato in Linguistica italiana ed è specializzata in Comunicazione mediata dal computer. Oltre a essere docente universataria, Gheno è un  un membro della redazione della consulenza linguistica dell’Accademia della Crusca e la responsabile del profilo Twitter dell’ente.

Per chi se la fosse persa, la storia inizia l’11 gennaio quando l’accademico Vittorio Coletti pubblicò nel sito online dell’Accademia della Crusca il documento “Siedi il bambino! No, fallo sedere!” per rispondere ad alcuni lettori che si domandavano se fosse lecito costruire il verbo sedere con l’oggetto diretto di persona: siedi il bambinosiedilo lì ecc. La risposta di Coletti è chiara: «si può rispondere di sì, ormai è stata accolta nell’uso, anche se non ha paralleli in costrutti consolidati con l’oggetto interno come li hanno salire o scendere (le scaleun pendio). Non vedo il motivo per proibirla e neppure, a dire il vero, per sconsigliarla», riporta Coletti. Tuttavia, non perde tempo a sottolineare che «certo è problematico definirla transitiva perché la prova di volgere il verbo al passivo non sembra per ora reggere … Diciamo insomma che sedere, come altri verbi di moto, ammette in usi regionali e popolari sempre più estesi anche l’oggetto diretto e che in questa costruzione ha una sua efficacia e sinteticità espressiva che può indurre a sorvolare sui suoi limiti grammaticali».

Secondo quanto emerge dalle risposte di Coletti, è consentito quindi l’uso di “siedi il bambino” ma non sempre, solo nei contesti regionali e popolari. Pare che tutti non abbiano percepito questo messaggio. Al solo si  dell’accademico, è nata la bufera. I titoli di alcuni giornali lo spiegano chiaramente: “Siedi il bambino e scendi il cane: la Crusca stupisce tutti” scrive la web di Radio Dejeey e ancora, “Accademia della Crusca dire ‘siedi il bambino’ non è più sbagliato. Resta il veto però su scendi il cane” titola il sito online di Il Fatto quotidiano. Si è trattato di vero e proprio circo mediatico, costituito da notizie acchiappa click, meme e tweet puntati sull’ironicità. Non è mancata la battuta del Ministro dell’Interno Matteo Salvini che ha chiesto sarcasticamente alla Crusca se era d’accordo sul manifesto con la scritta “Scendeteli” realizzato per i migranti della SeaWatch. Scherza anche il governatore del Veneto Luca Zaia: «è una cazzata pazzesca.. se continua cosi chiederemo l’abilitazione della parola “mona”».

 

PARLA VERA GHENO

"Siedi il bambino", ed è subito circo mediatico

 

Dottoressa Gheno, andiamo al punto: si può dire ‘esci il cane’ e ‘siedi il bambino’? Tra le polemiche c’è chi dice che entrambe le frasi siano accettate in  contesti popolari

Le polemiche, in realtà, si fondano sul nulla, anzi, su una serie di errori di comprensione. Il primo riguarda il ruolo dell’Accademia della Crusca, che non ha il potere di avallare o vietare un uso linguistico (per fortuna, nessuno ha questo potere in Italia), ma viceversa spiega i fenomeni linguistici e consiglia come usare, al meglio, questo strumento potentissimo che abbiamo, ossia la lingua. La realtà, quindi, è diversa..

Si spieghi meglio..

Tra i molti italiani regionali – che sono una sorta di gradino di mezzo tra i dialetti e l’italiano- esistono verbi usati transitivamente anche se secondo la norma, ossia la lingua che si insegna a scuola, questi usi sono sbagliati. Ciò non li rende sbagliati sempre, ma solo se impiegati fuori contesto.

 

Ovvero?

Se una persona, nel suo italiano regionale, dice “esci il cane” o “siedi il bambino” in contesti informali, non è un errore. L’importante è che non impieghi questa formula in contesti formali e magari fuori dalla sua regione, in situazioni in cui quell’uso potrebbe provocare una reazione perplessa da parte di chi lo legge o ascolta.

 

Quanto il giornalismo e tutti i mezzi di comunicazione influiscono nel diffondere incorrettezze linguistiche?

Possono avere una grande influenza perché sono considerati un modello di prestigio (“Se lo dice la TV lo posso dire anch’io”, possono pensare le persone); in tutta questa faccenda, però, il ruolo dei giornali è stato molto più rilevante del solito..

 

Per quale motivo?

Tutto è stato scatenato dall’aver creato uno scoop, ovvero il presunto “via libera” da parte della Crusca all’uso transitivo dei verbi intransitivi sempre, in ogni contesto, da una normale scheda di consulenza pubblicata sul sito dell’Accademia. Magari non era particolarmente semplice da leggere, ma non permetteva niente, spiegava quale fosse la situazione odierna, tra norma e italiani regionali. L’aggravante è che molti altri giornalisti hanno scelto di riprendere quella notizia senza controllare la fonte primaria, che invece è liberamente disponibile in rete.

 

Potrebbe fare altri esempi di errori linguistici utilizzati dai mass media?

Mi viene in mente l’accordo a senso: “un milione di persone pensano”, “il 50% degli intervistati hanno affermato”; in entrambi i casi, il verbo andrebbe al singolare perché il soggetto grammaticale è singolare, “un milione”, “il 50%”), l’uso impreciso della punteggiatura, la pronuncia dei nomi stranieri… in realtà, dipende moltissimo dalle singole persone. Tutti coloro che hanno il privilegio di comunicare tramite i mezzi di comunicazione di massa dovrebbero sentire il peso della responsabilità di usare bene la propria lingua.

 

 In un’intervista a Il Post, Coletti dice che è lecita la costruzione transitiva del verbo sedere… è d’accordo?

Non so  esattamente a quale intervista si faccia riferimento, ma immagino che abbia spiegato meglio quanto ha scritto nella risposta pubblicata sul sito della Crusca, in cui si chiarisce che quell’uso ha un suo senso, ma che al momento dovrebbe essere riservato a contesti popolari e regionali. Chiaramente, non posso che essere d’accordo. Come al solito, il linguista non può dare risposte senza “grigi”: la lingua è un animale troppo complesso per ridurlo a una lista di giusto/sbagliato.

Virginia Nesi

LAUREATA IN SCIENZE UMANISTICHE PER LA COMUNICAZIONE A FIRENZE. HA DUE MASTER IN GIORNALISMO: UNO REALIZZATO ALL'UNIVERSITÁ SAN PABLO DI MADRID E L'ALTRO ALLA IULM DI MILANO. APPASSIONATA DI POLITICA ESTERA E SOCIETÁ, HA VINTO IL PREMIO "WALTER TOBAGI 40 ANNI DOPO" E LA MENZIONE SPECIALE AL PREMIO VERA SCHIAVAZZI. HA SCRITTO "MEZZO SOSPIRO DI SOLLIEVO"(PIEMME).

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