Marte si avvicina, Musk accende il super razzo
(con una Tesla a bordo)

Scocca mezzogiorno, ora locale a Cape Canaveral, e un boato di dieci secondi accompagna i rintocchi dell’orologio. Una enorme nuvola di fumo si solleva verso il cielo, nascondendo l’ultimo gioiello della SpaceX, la compagnia aerospaziale di Elon Musk. Mancano poche settimane. Poi una Tesla Roadster lascerà il nostro pianeta direzione Marte, a bordo del super razzo Falcon Heavy 9, il più potente della storia e secondo come capacità di carico solo al Saturn V, dismesso dalla Nasa dopo le missioni Apollo.

 

Dopo diversi mesi di ritardi più o meno annunciati, il 24 gennaio sono stati avviati sul pad 39A del Kennedy Space Center della Nasa, in Florida, i ventisette motori Merlin 1D+ contenuti nei tre Falcon 9 (nella foto a destra) che compongono il primo stadio del vettore spaziale. È lo static fire, la prima accensione da fermo che costituisce l’ultimo test prima delle fasi di lancio. Queste dovrebbero cominciare, secondo il patron di Tesla, nel giro di poche settimane, tuttavia «ci sono buone possibilità che il veicolo non arrivi in orbita, quindi le nostre aspettative devono essere coerenti – ammette Musk tra la cautela e la scaramanzia – Onestamente, considererei un successo se riuscisse ad allontanarsi dal pad quanto basta per non danneggiarlo». Già dalla scorsa estate i tre core del razzo e il suo secondo stadio si trovano presso l’Horizontal Integration Facility, l’hangar di SpaceX presso la storica piattaforma di lancio. Da qui è partita, tra tante altre, la missione Apollo 11 che per la prima volta ha portato l’uomo sulla Luna nel 1969.

E proprio sulla Luna Musk vuole ritornare, organizzando viaggi turistici spaziali inizialmente solo per facoltosi, e cercando poi di renderli sempre meno cari e alla portata di tutti. Per farlo, punta tutto sulla riutilizzabilità, la possibilità di recuperare parte del Falcon Heavy 9 per abbattere i costi di costruzione e intensificare i lanci. Se nel 2009 Musk aveva espresso la volontà di renderlo «fully reusable», a nove anni di distanza la certezza di recupero riguarda solo un terzo del vettore.

Questa infografica del New York Times mostra la composizione del Falcon Heavy 9: un Falcon 9 centrale affiancato da due booster di vecchi Falcon 9 già utilizzati.

Il video qui sotto, risalente all’inizio del 2017, mostra il rientro di uno dei tre razzi che compongono il primo stadio del Falcon Heavy, dopo la missione di rifornimento che l’ha portato ad agganciare la Stazione Spaziale Internazionale. È questa la sfida per il futuro: la ricerca spaziale corre verso il completo riutilizzo (strada intrapresa anche dai ragazzi italiani del Politecnico di Milano, come abbiamo raccontato nell’articolo “Costruire razzi è un gioco da ragazzi” apparso nel Quindi del 6 dicembre 2017).

Il ritorno alla base di un Falcon 9; sul profilo Instagram di Elon Musk, CEO di Space X, un video porta come didascalia “Baby è tornato!”

Se la Luna è l’obiettivo a breve termine per i viaggi spaziali, la vera meta del Falcon Heavy 9 è l’orbita esterna di Marte, dove la sua parte alta stazionerà per milioni di anni. Questa sperimentazione verrà fatta ovviamente senza passeggeri, ma in futuro (Musk dice entro dieci anni, secondo la Nasa non prima del 2035) le gite sul pianeta rosso potrebbero diventare realizzabili. Per avere dei dati realistici circa il trasporto di persone, però, bisogna caricare sul vettore spaziale un “payload”, cioè una zavorra o carico utile. Normalmente si mettono degli innocui blocchi di cemento nella parte alta del razzo, quella che, staccandosi dai motori, completa la missione. Ma può il visionario Elon Musk pensare e fare qualcosa di normale? La risposta la dà lui stesso in un tweet del 2 dicembre 2017: «Il carico utile sarà la mia Tesla Roadster, al suono di  Space Oddity. Destinazione orbita marziana. Starà nello spazio profondo per circa un miliardo di anni, sempre che non salti in aria durante il volo di ascesa». Una trovata pubblicitaria? Probabilmente sì. Uno scherzo? Probabilmente no, almeno a giudicare da un post su Instagram di venti giorni dopo:

Una macchina rossa elettrica altamente performante rimarrà nello spazio intorno a Marte a suonare Space Oddity. E potrebbe essere la prima cosa che una civiltà aliena conoscerà di noi esseri umani, dice Musk: «Adoro il pensiero di un’auto che si muove apparentemente all’infinito nello spazio e che forse potrebbe essere scoperta da una razza aliena fra milioni di anni».

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