Lo strappo di Trump: Stati Uniti fuori dal patto Onu sui migranti

Era stato uno degli ultimi impegni sottoscritti da Barack Obama prima di lasciare la Casa Bianca, nel settembre 2016. Il Global Compact, il patto Onu per la gestione mondiale di migranti e rifugiati, perde ora il sostegno degli Stati Uniti. Proprio in corrispondenza di un vertice sul tema a Puerto Vallarta, in Messico. «L’accordo non è in linea con le politiche americane e con i principi dell’amministrazione Trump», ha spiegato l’ambasciatrice americana alle Nazioni Unite, Nikki Haley.

Una decisione che l’Onu ha accolto «con rammarico», ma in linea con lo slogan “America first” che ha caratterizzato la campagna presidenziale del tycoon. «Le decisioni sull’immigrazione devono essere prese sempre e solo dagli americani», ha aggiunto infatti Haley.

La Dichiarazione di New York, come il patto è stato ribattezzato, prevede «un impegno internazionale per una migrazione sicura, ordinata e regolare», da definire entro il 2018. Tra i punti più controversi, quello che sottolineava l’impossibilità di definire una netta separazione tra migranti economici e rifugiati nei casi di viaggi lunghi, caratterizzati da abusi e violenze.

Il presidente dell’Assemblea Generale dell’Onu, lo slovacco Miroslav Lajčák, ha ribattuto alle parole di Nikki Haley: «Le Nazioni Unite non dovrebbero perdere questa occasione per migliorare le condizioni di vita di milioni di persone. La migrazione è un fenomeno globale, che richiede una risposta globale. Il multilateralismo resta la strada migliore per affrontare la sfida».

Quello sul tema dei migranti non è il primo strappo con l’Onu dell’amministrazione Trump. Già in campagna elettorale, il tycoon aveva manifestato la volontà di abbandonare gli accordi di Parigi sul clima. E a ottobre, la Casa Bianca aveva annunciato l’intenzione di abbandonare l’Unesco, accusato di «pregiudizi anti-israeliani». La rottura sul Global Compact, secondo un’analisi del Guardian, è in realtà più simbolica che pratica. «L’Onu non si è mai illusa di poter controllare le politiche degli stati membri», ha scritto il quotidiano britannico.

(MN)

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