Cop24, la conferenza si divide per lo stop al carbone

Tra divisioni e conflitti di interesse si apre, nella città polacca di Katowice, la conferenza internazionale COP24 sul clima, in contraddizione al motto che la presenta: «Changing togheter». Questo infatti l’iniziale invito rivolto a tutte le parti in causa per raggiungere più velocemente ed insieme gli obiettivi fissati dagli accordi di Parigi. Due fra tutti: limitare l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2 °C e ambire a un aumento di 1,5 °C. Dietro l’unità di facciata in difesa del pianeta, si svolgono almeno due confronti diversi a livello politico. All’unisono i 197 paesi firmatari dell’accordo di Parigi dichiarano che urge agire e che la terra ha appena 10 anni di tempo per salvarsi dal collasso. Ma all’interno di questo coro unanime si fanno largo pareri discordi, in merito alle dinamiche e alle tempistiche di una giusta transizione dalla dipendenza dai combustibili fossili a sistemi energetici basati su fonti pulite e rinnovabili.

 

La Westfalia fa asse con Visegrad per rinviare lo stop al carbone

Da un lato, i paesi più dipendenti dal carbone– in primo luogo la Polonia ospitante, la Slovacchia, ma anche il Bundesland tedesco del Nordreno-Westfalia – chiedono più tempo per chiudere le miniere. Dall’altro, i paesi più poveri, minacciati dalle emissioni causate da combustibili fossili, come Indonesia o Honduras, esigono aiuti economici, perché non sono in grado di convertirsi autonomamente alle energie rinnovabili. E a loro la Banca mondiale ha promesso finanziamenti per 200 miliardi di dollari da fornire tra il 2021 e il 2025. «È troppo presto per fissare una data per lo stop al carbone», ha sottolineato il governatore del Nordreno-Westfalia Armin Laschet, che invita a riesaminare la chiusura delle miniere nel 2030. «Siamo qui per concordare tutti insieme come consentire al mondo di agire sul cambiamento climatico – ha altresì dichiarato, aprendo i lavori, il viceministro dell’ambiente, Michal Kurtyka – tutti i paesi devono dimostrare creatività e flessibilità», e ha aggiunto: «Non c’è un Piano B». La Polonia, infatti, chiede alla conferenza di produrre una dichiarazione, che garantisca una “giusta transizione” dalla dipendenza dai combustibili fossili a sistemi energetici basati su fonti pulite e rinnovabili. Una posizione che piace soprattutto, nell’Unione europea, a due tra i quattro paesi del gruppo di Viségrad, Polonia e Slovacchia, che nella loro economia vedono il carbone e, nel caso slovacco anche la lignite, come insostituibili. Nel frattempo Varsavia ha lanciato un ambizioso piano a lungo termine per ridurre la dipendenza della sua economia dal carbone: dall’attuale 80 per cento del totale al 30 per cento entro il 2030. La Polonia vuole invece compensare il taglio dell’estrazione di carbone non solo con grandi campi eolici ma anche dotandosi di centrali nucleari.

 

In prima linea i paesi scandinavi per l’addio ai combustili fossili

In Europa i paesi più avanti sulla via dell’addio ai combustibili fossili sono quelli scandinavi. La Danimarca è il principale produttore ed esportatore mondiale di pale eoliche. La Svezia, di gran lunga la prima potenza industriale del Grande Nord, e la Norvegia hanno introdotto drastici piani per l’addio ai combustibili inquinanti entro il 2025-2030. Entrambe utilizzano energia pulita per i mezzi pubblici, incluse le ferrovie, e prevedono di eliminare i veicoli a benzina entro il 2030. La Norvegia, inoltre, sta riconvertendo la sua flotta di navi passeggeri alla propulsione con scarti di pesce e sta progettando aerei a propulsione elettrica per i voli interni.

 

Quali sono gli obiettivi del COP24?

COP24 è la penultima fermata fino al 2020, anno in cui entrerà in vigore l’Accordo di Parigi. Il principale obiettivo di questa conferenza è quello di effettuare un bilancio delle misure che i paesi stanno approntando per raggiungere i parametri degli accordi di Parigi, i cui principali impegni sono: limitare l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2 °C e ambire a un aumento di 1,5 °C; aumentare i finanziamenti per l’azione per il clima, incluso l’obiettivo annuale di 100 miliardi di dollari dei paesi donatori per i paesi a basso reddito; sviluppare piani climatici nazionali entro il 2020; proteggere gli ecosistemi che assorbono i gas serra, comprese le foreste; rafforzare la resilienza e ridurre la vulnerabilità ai cambiamenti climatici; completare un programma di lavoro per attuare l’accordo nel 2018. Gli Stati Uniti hanno aderito all’accordo nel 2016 per poi annunciare, nel luglio 2017, la propria intenzione di ritirarsi da esso. Tuttavia rimangono parte dell’accordo almeno fino al novembre 2020, data in cui potranno legalmente richiedere un ritiro.

 

 Si può partecipare alla discussione del COP24?

Ci sono molti modi per seguire i lavori della COP24: la newsletter delle Nazioni Unite «Climate change», per ricevere aggiornamenti quotidiani; la pagina di copertura della COP24opportunamente predisposta dalle Nazioni Unite e l’hashtag #ClimateAction da seguire su Twitter. Inoltre, aderendo al Climate Action ActNow.bot, sarà possibile essere informati sulle azioni quotidiane raccomandate per salvare il pianeta e rendersi conto di quanto l’azione individuale e collettiva possa fare la differenza. Si può, poi, condividere i propri sforzi a favore del clima sui social e incoraggiare più persone ad agire nella stessa direzione. Con l’iniziativa People’s Seat, lanciata dal Segretariato dell’UNFCCC, è possibile partecipare direttamente alla conversazione della COP 24: #TakeYourSeat e di’ la tua.

Sofia Francioni

Laureata in Lettere Moderne e cresciuta dentro la redazione della cronaca della Nazione di Firenze, vorrebbe diventare una cronista "sconosciuta e felice"

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